"Antivirali, li prescriverà il medico"

Speranza apre all'ipotesi di snellire l'iter sui farmaci. Mascherine fino a maggio

"Antivirali, li prescriverà il medico"

Niente quarta dose per tutti. Almeno per ora. Il tavolo di tecnici dell'Ema ha stabilito che è troppo presto per decidere di estenderla a tutta la popolazione. Ma ha convenuto che una quarta dose (o un secondo richiamo) può essere somministrata agli anziani con più di 80 anni, quelli che più velocemente esauriscono l'effetto del vaccino.

La priorità per ora è che tutti completino il ciclo vaccinale: «Alla fine di marzo - rileva Ema - l'83% degli adulti aveva completato il ciclo primario di vaccinazione e solo il 64% aveva ricevuto una dose di richiamo». Lo stesso discorso vale per l'Italia dove, a conti fatti, il Covid ha colpito 15 milioni di persone, un italiano su quattro.

A proteggere la popolazione dalle forme gravi di Covid ci sarà anche un sistema (finalmente) più snello nella prescrizione degli antivirali: fino ad oggi sono stati usati a fatica perchè per prescriverli erano necessari troppi passaggi e si sforava largamente sui tempi della loro efficacia (i primissimi giorni della malattia).

Ora il ministro alla salute Roberto Speranza, durante il question time alla Camera, ha aperto sull'ipotesi che a firmare le ricette per i farmaci anti Covid siano i medici di famiglia, evitando il coinvolgimento dei reparti ospedalieri e quindi abbreviando la catena di passaggi. «La Cts dell'Aifa - ha dichiarato - martedì ha cominciato a lavorare nella direzione di consentire attraverso i medici di medicina generale un accesso più diretto agli antivirali».

Un po' fuori tempo massimo ma «è un atto dovuto per la gestione di una pandemia che sta evolvendo verso un'endemia - commenta Silvestro Scotti, segretario generale del sindacato dei medici di famiglia Fimmg - Un intervento terapeutico immediato potrebbe cambiare la storia del paziente». «Abbiamo chiuso la fase di emergenza. E il quadro è quello di un calo della copertura immunitaria legata al vaccino. È evidente che la possibilità di avere una terapia, in questa situazione, ci fa giocare una partita diversa con i nostri assistiti più fragili».

Nonostante nell'ultima settimana i contagi (ma anche i test) siano calati del 16%, gli esperti cominciano a porsi dubbi sull'addio o meno alle mascherine. Tenerle o non tenerle al chiuso da aprile? Il Governo è cauto e lascerà le mascherine al chiuso anche ad aprile. «È auspicabile che dal primo maggio non ci sia più la mascherina al chiuso, perché questo vorrebbe dire che la curva dei contagi è calata - spiega il sottosegretario alla salute Pierpaolo Sileri - Nel frattempo, però, in considerazione del fatto che la circolazione virale di Omicron 2 è molto sostenuta, il suggerimento è di utilizzare le Ffp2, anche laddove non sono obbligatorie. Se potremo togliere la mascherina al chiuso, ce lo diranno i dati tra qualche settimana».

«È più di un anno e mezzo che in Italia c'è l'obbligo della mascherina al chiuso e non vedo tutto questo impatto sui contagi - contesta Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico

San Martino di Genova - Anzi, molti di quelli che si contagiano hanno usato il dispositivo in maniera maniacale. Forse ha un senso indossarla anche a maggio sui trasporti pubblici, ma non al cinema, a teatro e allo stadio».

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