"Non c'è solidarietà sul dossier energia. Altro che Europa, dobbiamo fare da soli"

Intervista ad Antonio Gozzi, presidente di Federacciai: "I rigassificatori di Piombino e Ravenna sono necessari. E con il nucleare sloveno tamponiamo l'emergenza"

"Non c'è solidarietà sul dossier energia. Altro che Europa, dobbiamo fare da soli"

L'Algeria ha occupato il primo posto a livello arabo in termini di esplorazioni di petrolio e gas durante i primi mesi del 2022.

Nel corso del 2022, la società energetica nazionale algerina Sonatrach ha totalizzato 11 scoperte in tutta l'Algeria in materia di giacimenti di gas e petrolio. Lo ha dichiarato il direttore della divisione esplorativa del gruppo algerino, Rabie Badji, precisando che nove scoperte sono state il risultato di sforzi propri, mentre altre due sono state rese possibili dal partenariato con l'italiana Eni.

Sonatrach, in partnership con Eni, ha iniziato a produrre gas alla velocità di un milione di metri cubi al giorno nel giacimento situato nel "bacino di Berkine sud". Si stima che la produzione in questo giacimento raggiungerà circa due milioni di metri cubi di gas entro la fine dell'anno in corso. Questo sosterrà le capacità algerine di produzione ed esportazione di gas, rafforzerà la posizione di Sonatrach sul mercato internazionale e consentirà di soddisfare al meglio le esigenze del continente europeo.

Ma l’Europa frena. Macron e la Francia sono riusciti a far accettare il concetto del nucleare di nuova generazione. L’Italia, che è un naturale e straordinario hub del gas nel Mediterraneo, deve fare altrettanto con il gas. L’Algeria è pronta ad aiutarci.

Antonio Gozzi, presidente di Federacciai, è stato l’unico imprenditore italiano invitato come relatore all’Energy Business Forum Algeria-Unione Europea, tenutosi ad Algeri l’11 e il 12 ottobre. Al rientro ci racconta come è andato il summit.

"Noi italiani chiamiamo ‘Transmed’ il tubo che porta il gas dall’Algeria all’Italia; gli algerini lo chiamano ‘Gasdotto Enrico Mattei’ e ciò la dice lunga sul segno lasciato in quel Paese. Ci siamo potuti misurare con una realtà in forte crescita e con un approccio molto razionale che noi industriali europei invidiamo. La proposta algerina prevede il rafforzamento della produzione di gas e quindi ricerca ed estrazione di nuovo gas per aiutare l’Italia e l’Europa in un momento difficile, e si accompagna con un piano importante sulle energie rinnovabili perchè loro hanno il doppio delle ore solari dell’italia. Ciò che ha deluso è stata la risposta europea".

Ci spieghi la proposta...

"L'Algeria ha presentato un piano da 50 miliardi nei prossimi 5 anni che dovrebbe portare la produzione di gas algerino da 120 miliardi attuali a 160 di metri cubi annui, da dare all’Europa. Ma chiedono un sostegno del 10 per cento a partner stranieri, europei se saranno capaci, ma soprattutto chiedono un trasferimento di tecnologie per rinnovabili e idrogeno. E lì purtroppo l’Europa è stata una delusione perché aveva chiesto questo forum per chiedere aiuto sul gas, ma senza un piano".

Qual’è stata la riposta europea?

"Sia la commissaria europea Kadri Simson che i funzionari non sono riusciti ad andare più in la della litania sul fit for 55. Che è una strategia un po' contraddittoria perché prevede un taglio dei consumi in Europa di oltre 70 miliardi metri cubi nei prossimi 15 anni, che quindi ha lasciato perplessi gli algerini. Cristina Lobillo Borrero, direttrice della DG Energia dell’Unione Europea, nel suo intervento ha riaffermato lo schematismo del ‘Fit for 55’ e ha risposto con imbarazzo a chi le ha fatto notare che non ha senso chiedere gas per l’emergenza e poi prevedere una drastica riduzione del suo utilizzo nei prossimi anni anche quando ci sarebbero le tecnologie per renderlo neutrale dal punto di vista carbonico".

Il piano europeo non va bene?

"Questi burocrati vanno avanti su fit for 55 come se non fosse successo niente nell’ultimo anno. Questo perché sulla politica europea energetica non c’è solidarietà fra i diversi Paesi, nè un modello chiaro: si riaccendono centrali a carbone, i tedeschi hanno detto oggi di spostare la chiusura del nucleare, e a noi ci bloccano sul gas".

L’Italia può andare avanti da sola?

"L’italia deve certamente giocare una partita europea ma anche pensare a se stessa. Noi per il gas siamo in una posizione straordinaria del punto di vista geografico perché nel mezzo di un mare di gas che è il mediterraneo con riserve enormi, e abbiamo le tecnologie per fare in modo che l’utilizzo di gas sia decarbonizzato e dobbiamo assolutamente lavorare per continuare a sviluppare queste tecnologie. Ma dobbiamo fare una battaglia in Europa cosi come la Francia è riuscita ad imporre nella tassonomia il nucleare di quarta generazione".

E quale deve essere la battaglia italiana?

"L’Italia tenuto conto dei suoi interessi nazionali che sono appunto di un gigantesco hub del gas perché se arrivano i due rigassificatori di Piombino e di Ravenna avremo 5 rigassificatori, siamo il Paese europeo che hai maggior numero di pipeline, siamo un hub naturale di giacimenti, perché non dobbiamo giocare una partita europea sul gas nel momento in cui abbiamo le tecnologie per decarbonizzarlo? Perché c’è una ideologia astratta che dice che gli idrocarburi non vanno bene neppure se sono decarbonizzati. Ma è ideologia".

E l’Europa non è d’accordo?

"Simson in Algeria ha detto “si il gas è materia prima della transizione energetica” dimenticando che fino a qualche mese fa c’è stata una discussione terribile in Europa che lo negava, e che vede con sospetto le tecnologie di carbon capture and storage anche se inglesi e norvegesi le stanno praticando in grande dimensione. Noi imprese hard to abate in Italia abbiamo avviato questo progetto con Eni per lo stoccaggio della Co2 nel giacimento di Ravenna e possiamo implementarlo".

E chi ce lo impedisce?

"Il piano europeo è vecchio di un anno con tutte le sue rigidità e astrattezze che non tengono conto del fatto che le rinnovabili non bastano. Io ho fatto questo esempio agli algerini: “l’industria siderurgica lavora 8 mila ore l’anno, anche se compro tutta l’energia rinnovabile che trovo io posso coprire in Italia 2500 ore al massimo e le altre 6 mila? Ho bisogno di energia decarbonizzata. Quindi turbogas con carbon capture o il nucleare di quarta generazione. Invece c’è l’ideologia che l’idrocarburo non va bene neanche se decarbonizzato, pero è ideologia! Neanche Greta Tumberg lo dice più, quando dice che piuttosto che centrali a carbone e meglio prolungare nucleare in Germania dice una cosa di buon senso. Perché l’Italia non deve pensare a suoi interessi nazionali e sfruttare la sua presenza nel mare di gas e permettere al turbogas di essere neutrale con tecnologie che stiamo sviluppando in Italia? Non è che dobbiamo parlare solo di elettrificazione: se ci sono altre tecnologie neutralizzanti noi le dobbiamo utilizzare".

In questa strategia rientra anche l’avvio di nuove estrazioni dai giacimenti italiani?

"Fino a 15 anni fa estraevamo dai giacimenti italiani 15-20 miliardi cubi di gas che erano un terzo del fabbisogno interno, ora un miliardo e mezzo. Frutto della cultura del no assoluto di cui la gente si renderà conto non quest’anno ma l’anno prossimo quando i termosifoni saranno spenti":


E intanto voi di Federacciai siete andati in Slovenia per investire sul nucleare?

"Stiamo discutendo con Ansaldo Energia di una proposta da fare agli sloveni per partecipare a capitale necessario per costruire il nuovo modulo per la centrale nucleare slovena da 1200 megawatt. Noi parteciperemo a circa un terzo dell’equity per avere un terzo dell’energia nucleare prodotta con un prezzo fisso a lungo termine. Il nucleare di quarta generazione sarà pronto tra 15 anni, noi abbiamo bisogno di energia di base decarbonizzata subito, e l’unica che possiamo trovare è quella fuori dai confini nazionali":

Ma perché lei continua a parlare di energia decarbonizzata?

"L'Europa la scelta della lotta al climate Change l’ha fatta e non verrà messa in discussione, e neanche noi la vogliamo mettere in discussione. Noi contestiamo le modalità con cui questa scelta viene imposta: ideologiche e astratte, non razionali e non pragmatiche. Non siamo contro la decarbonizzazione. Io sono stato alla testa di tutti i settori Italiani hard to abate che da anni hanno studiato una road map per consentire alle nostre aziende di continuare a vivere essendo decarbonizzate. Perché col prezzo dei certificati delle Co2 se noi non decarbonizziamo in assenza dei prossimi anni di assegnazione di quote gratuite di c02, noi rischiamo di chiuderle per colpa delle quote insostenibili. Quindi per noi la strada della decarbonizzazione è la strada della sopravvivenza. E siamo avanti nel realizzarla".

Nel frattempo però arriva acciaio dalla Cina prodotto con altoforno a carbone che costa meno...

"L’Europa sta provando faticosamente a trovare una strada a questa concorrenza ambientale sleale che non trova perché le misure proposte sono di una tale complessità che io non so se mai verranno adottate. E anche qui l’Europa dimostra che alla velocità della globalizzazione con cui i competitor mondiali insidiano la competitività dei sistemi industriali europei, dà una risposta assolutamente lenta perchè questa vicenda dell’energia e statà la cartina di tornasole dei conflitti di interesse grandissimi che ci sono in Europa tra i vari Paesi e l’assenza di una leadership europea in grado di mediare. Ce poi è da storia dell’incapacità dell’Europa di fare un Recovery Fund sull’energia perché i conflitti di interesse economici sono più elevati".

Cosa chiedete al nuovo governo?

"Di convocare il tavolo della siderurgia con imprenditori e sindacati.

Ma il Ministero dello sviluppo dall’arrivo dei governi Conte ha perso tutte le competenze perché le deleghe più importanti sono state spostate in vari ministeri: commercio estero alla Farnesina ed energia al Mite. Vanno fatte rientrare tutte al Mise per farlo tornare a essere il Palazzo della politica industriale in Italia, perché oggi si occupa solo di aree di crisi ed è una cosa senza senso":

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