In piscina e al mare solo donne, niente uomini, e stop a selfie, videocamere e telefonini. La Shari'a, la legge sacra della religione islamica basata sul Corano, impone le sue regole rigide e folli anche in Italia per non turbare l'estate alle donne musulmane in cerca di svago e refrigerio.
Bisogna fare un salto in Brianza, nella ricca terra lombarda, per raccontare l'ennesimo caso di penetrazione e discriminazione della cultura islamica negli usi e costumi italiani. A Limbiate, delizioso centro di 34mila anime in provincia di Monza, è stato allestito il primo Aquapark riservato esclusivamente alle donne musulmane. Una giornata, il prossimo 8 luglio, in piscina per consentire alle donne musulmane di non utilizzare il hijab, il velo è obbligatorio imposto dalla religione di Maometto. In ogni caso è spiegato nell'invito dell'evento «sarà possibile uscire dalla vasca con il burkini senza imbarazzo così da poter conciliare la bellezza e l'orgoglio del jihab con il bisogno di svago». Le regole ferree prevedono l'ingresso esclusivo alle donne islamiche. Ecco la prima discriminazione che ci riporta indietro nel Medioevo. Niente uomini. Niente donne di altra religione. Ma non l'unica norma discriminante imposta all'Aquapark. È assolutamente vietato fare foto e video. Al punto che le telecamere di videosorveglianza della struttura saranno spente. E poi una terza garanzia per gli ospiti musulmani: nelle vicinanze non ci sono palazzi alti dai quali sarebbe possibile scattare foto che imbarazzerebbero i clienti.
L'acquisto del biglietto è possibile mediante i canali social oppure tramite la procedura online. Solo successivamente sul biglietto sarà comunicato l'indirizzo della struttura. Una misura utile ad evitare visite sgradite. Chi però frequenta la Brianza ha già individuato la struttura.
L'annuncio dell'evento rischia di creare un vero e proprio caso. La Lega insorge: «Apprendiamo con sconcerto che sabato prossimo, 8 luglio, un intero aquapark di Limbiate (MB) sarà riservato esclusivamente alle donne musulmane per un party all'insegna della segregazione, nel quale mancheranno anche alcune misure di sicurezza, con le telecamere di sorveglianza che verranno spente per permettere alle ospiti di trascorrere una giornata di sole libere dagli sguardi indiscreti, come promette la pubblicità dell'evento. Il sito che promuove il party garantisce inoltre alle bagnanti di fede islamica l'assenza di palazzi alti nelle vicinanze, il divieto assoluto di fare foto o video all'interno della struttura e la presenza di sole bagnine donne, così da poter uscire dalla vasca con il burkini senza imbarazzo e di poter conciliare la bellezza e l'orgoglio del jihab con il bisogno di svago. A lasciare sgomenti è infine la possibilità di acquistare il biglietto ridotto per le bambine dai 5 ai 9 anni, che in questo modo vengono indottrinate prematuramente e in modo subdolo, anche attraverso un'occasione di svago, alla segregazione e alla sottomissione.
Non possiamo più accettare l'alibi della discriminazione e dell'integrazione difficile, quando sono gli stessi immigrati musulmani a volersi isolare dalla società», attacca Isabella Tovaglieri, europarlamentare della Lega, componente della commissione Diritti delle donne e parità di genere del Parlamento europeo.
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