Avevano fatto del Cara di Mineo la base per i loro loschi affari, quelli della mafia nigeriana a cui appartengono, condotti con violenza e spregiudicatezza efferata. E quando la Squadra mobile di Catania, coordinata dalla procura distrettuale etnea, lo scorso mese di gennaio, ha sgominato la loro associazione di matrice cultista «Vikings» o «Supreme Vikings Confraternit», detta anche «Norsemen della Nigeria», arrestando 19 nigeriani per associazione a delinquere di stampo mafioso con l'aggravante dell'associazione armata, associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, detenzione, trasporto e cessione di sostanza stupefacente, con l'aggravante del metodo mafioso e al fine di agevolare l'attività dell'associazione di tipo mafioso «Viking», e violenza sessuale aggravata, loro, 10 nigeriani membri del gruppo cultista, sono riusciti a darsi alla macchia.
La latitanza è durata circa due mesi. Li hanno beccati in Francia e in Germania. L'arresto, su mandato europeo della procura di Catania, è stato possibile grazie a un lavoro di team che ha visto la polizia italiana collaborare con le forze di polizia francesi e tedesche. Parigi, Marsiglia, Nizza, Nancy e Ratisbona sono le mete scelte da questi soggetti per fare perdere le proprie tracce.
Tra gli arrestati c'è il capo dell'organizzazione, Happy Uwaya, detto «Sisa» che latitava a Parigi, dove è stato arrestato anche Josephine Ewansiha. A Ratisbona c'erano Aigbotsua, detto «Ocha» e Alex Collins, detto «Papà», a Nancy Henry Samson e Chioma Onuoha, che poi è stata sottoposta all'obbligo di firma, a Marsiglia Godsent Adama, Joj Ayomide Okoh e Michael Okowa, a Nizza Courage Omgobia.
Secondo gli investigatori tutti facevano parte dell'organizzazione siciliana «Catacata M.P. (Italy Sicily) - De Norsemen Kclub International» sgominata a gennaio, con base al Cara di Mineo, che era diventato un grosso snodo per l'approvvigionamento di pusher nigeriani operanti in diverse piazze italiane. Dalle indagini è emerso come nella struttura di accoglienza accadesse proprio di tutto, perché gli affiliati alla mafia nigeriana utilizzavano la violenza e la sopraffazione, scontrandosi anche con altri gruppi cultisti, per potere affermare la propria egemonia, e non è mancata nemmeno una violenza sessuale ai danni di una donna ospite del centro, aggredita di notte nel suo alloggio e minacciata con un machete.
La presenza della confraternita cultista e criminale è venuta fuori a seguito della denuncia sporta da un ospite del Cara, vittima di reiterate aggressioni e di una rapina. Gli investigatori sono persino riusciti a ricostruire la struttura e i ruoli del sodalizio e si sono avvalsi delle confessioni di un collaboratore di giustizia nigeriano, grazie a cui sono venuti a conoscenza del rituale del giuramento «oath», che prevede che l'aspirante cultista beva il sangue di un Viking.
Esulta il ministro dell'Interno, Matteo Salvini: «I latitanti nigeriani
arrestati operavano a Catania e, secondo le accuse, avevano la base operativa nel Cara di Mineo che ora stiamo progressivamente svuotando. Grazie a investigatori e forze dell'Ordine, nessuna tolleranza per mafiosi e delinquenti».
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