Arrestato De Gregorio, senatore voltagabbana. Fece cadere Prodi col suo trasloco da Idv al Pdl

L'accusa della Dda di Roma: la sua banda chiedeva il pizzo ai bar della città Sequestrate sei società, conti e beni per un valore di mezzo milione di euro

Arrestato De Gregorio, senatore voltagabbana. Fece cadere Prodi col suo trasloco da Idv al Pdl

Giornalista in crociera con Buscetta, editore con Walter Lavitola, socialista, poi azzurro, democristiano, senatore con Di Pietro e poi di nuovo con Berlusconi, fondatore di un partito (e di un canale tv), poi accusatore del Cav e di se stesso per aver cambiato casacca (e aver fatto cadere il governo Prodi), indagato per i fondi pubblici incassati da L'Avanti di cui era direttore, salvato dalle manette dal voto dell'Aula, passato poi attraverso i domiciliari - per la stessa inchiesta - una volta lasciato Palazzo Madama, Sergio De Gregorio dopo tanta, continua visibilità ultimamente sembrava essersi nascosto. Non se ne sentiva parlare da un po'.

E invece ieri rieccolo balzare agli onori delle cronache. Stavolta finito in un'indagine della Dda di Roma con altre otto persone accusate, a vario titolo, di estorsione, riciclaggio e autoriciclaggio. Al centro di tutto, due bar del centro della Capitale i cui titolari sarebbero le vittime delle estorsioni. Tutto nasce proprio dalla denuncia del proprietario del bar Enjoy di via Chiana, che nel 2016 racconta dell'insistita richiesta - immotivata - di denaro, 80mila euro, da parte di un gruppo. Poi salta fuori l'altro bar, il cui titolare racconta di essere stato raggirato al momento dell'acquisto con una clausola-trabocchetto e poi minacciato per costringerlo a farsi da parte. E l'ex senatore, in questo giro, secondo la procura di Roma e il gip che l'ha fatto arrestare, sarebbe non una figura secondaria, ma il dominus, il «punto di riferimento indiscusso, lo stratega del gruppo, sempre pronto a sistemare le cose». Sarebbe lui a mandare due ex militari di Marina pugliesi (arrestati anche loro) al primo bar per battere cassa col gestore. E sempre lui avrebbe caldeggiato al sodale Corrado Di Stefano (che è sfuggito all'arresto e si trova all'estero) di querelare per gli 80mila euro il malcapitato barista, facendo poi confluire la somma in società che per i pm sono gestite di fatto proprio dal «recidivo» scrivono i pm - De Gregorio. Un'operazione di «autoriciclaggio», secondo l'accusa, coperta facendo acquisire da Di Stefano una quota di una delle società benefattrici della somma estorta. Così da giustificare il tutto come un aiuto al sodale a recuperare i soldi perduti.

Ora quelle sei società sono finite sotto sequestro, insieme a conti correnti e beni per poco meno di mezzo milione di euro, e il gruppo che per l'accusa era guidato da De Gregorio è dietro le sbarre. «Caratura criminale, scaltrezza eccezionale», chiosa il gip nell'ordinanza, e c'è da scommettere che a De Gregorio la seconda definizione piacerà più della prima. L'ex senatore, nel giorno in cui ha varcato per la prima volta le porte di un carcere, si è anche visto sospendere alla velocità della luce il tesserino da giornalista professionista.

Triste capitolo nella coloratissima orbita percorsa nei suoi primi 60 anni da un personaggio che è diventato famoso proprio cominciando come cronista. Prima per le strade di Napoli quando lavorava alla cronaca cittadina di Paese Sera per poi «svoltare» con un clamoroso scoop, intercettando su una nave da crociera Tommaso Buscetta, intento a godersi il sole del Mediterraneo a bordo piscina, e concedendosi una lunga intervista con il boss di Cosa nostra pentito e in vacanza. Poi il colpo di fulmine con la politica, finito come si sa. «Forse non avrei dovuto cambiare mestiere. Con la politica mi sono rovinato.

Da quel momento mi sono impoverito, sono pieno di debiti, in banca non ho una lira e sono inseguito dai creditori», commentò in diretta a La Zanzara, su Radio24, nel 2012. Ma anche come imprenditore, ora, le cose non gli stanno andando troppo bene.

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