Arrestato il leghista pistolero "Potrebbe sparare di nuovo"

Ha ferito il suo ex socio esplodendo quattro colpi di calibro 22. Il gip: "Ha fatto fuoco per uccidere"

Un pistolero senza neppure il porto d'armi. Quel revolver calibro 22 con cui ha sparato contro l'ex socio in affari, chissà come se l'era procurata. Una vecchia arma detenuta illegalmente che però ha funzionato benissimo: i quattro colpi sono partiti senza incepparsi; tre sono andati a vuoto, uno ha colpito di striscio il braccio della vittima.

Lui, l'attentatore, è stato arrestato ieri con l'accusa di tentato omicidio.

Quando il gip lo ha interrogato, Gaetano Aronica, 48 anni, consigliere leghista al Comune di Licata (Agrigento), ha cercato di giustificarsi: «Mi aveva provocato, vantandosi di essere riuscito a sottrarmi pure un magazzino. Eravamo in lite da tanto tempo. Non ci ho visto più dalla rabbia. E ho sparato. Ma non volevo ucciderlo, solo spaventarlo».

Il giudice gli ha evitato il carcere, ma ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari con l'applicazione del braccialetto elettronico.

Mercoledì sera Aronica si è avvicinato all'auto guidata dall' imprenditore Giuseppe Caico, 71 anni, col quale condivideva un'attività di onoranze funebri e ha premuto il grilletto per 4 volte.

La scena è stata ripresa da una telecamera di sorveglianza che ha consentito di ricostruire l'esatta dinamica della sparatoria.

Ma già prima della visione delle immagini, Aronica si era costituito ai carabinieri e aveva fatto trovare la pistola.

Un caso chiuso in poche ore, con la procura di Agrigento che ha chiesto e ottenuto l'arresto di Aronica, eletto nel 2018 con 373 preferenze nella lista «Lega Noi con Salvini».

Spiega il gip nell'ordinanza: «Ove non adeguatamente contenuto, c'è il concreto e attuale pericolo che commetta altri reati della stessa specie».

E poi: «L'indagato ha posto in essere atti idonei e univocamente diretti a cagionare la morte di Giuseppe Caico. Uno dei proietti, sparato da distanza ravvicinata, ha attinto fortunatamente solo il braccio di Caico, ma ben avrebbe potuto attingere organi vitali».

Il movente del tentato omicidio?

«Le ragioni - spiegano gli inquirenti - vanno ricercate nei contrasti che da più di un anno opponevano i due ex soci nella divisione della società».

«Un contesto di elevata conflittualità - precisa il gip - fra Gaetano Aronica da una parte, i fratelli Francesco e Giuseppe Caico dall'altra, con molteplici riverberi giudiziari, e ciò per dissidi e questioni societarie afferenti l'agenzia».

«Gaetano Aronica - si legge nell'ordinanza di custodia cautelare - era convinto che i suoi due soci avessero ordito contro di lui un piano finalizzato ad estrometterlo dalla compagine sociale».

Mercoledì sera, poche ore prima della sparatoria, Aronica aveva partecipato a una seduta del Consiglio comunale.

«Non riesco a credere che Gaetano abbia fatto una cosa del

genere», racconta il sindaco di Licata, Pino Galanti.

In paese tutti sapevano della diatriba tra Aronica e i fratelli Caico: «Da due anni volavano parole grosse». Fino a mercoledì sera, quando a volare sono state le pallottole.

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