L'esplosione ci fa abbassare d'istinto la testa. La gente che curiosa e scatta foto con il cellulare scappa via urlando. Una macchina con lampeggiante e uomini mascherati a bordo, dei corpi speciali, schizza via a tutta velocità.
A Schaerbeek, comune nord orientale di Bruxelles, è scattata un'operazione antiterrorismo. E una fetta della capitale ripiomba in un clima di guerra. Il botto non è un nuovo attacco kamikaze, ma probabilmente si tratta degli artificieri che fanno saltare qualcosa di sospetto. La zona, non lontana dal centro della capitale belga, è una fucina jihadista mescolata ad emarginazione giovanile e povertà (guarda il video).
«Ho filmato con il telefonino un uomo che viene catturato. La polizia gli ha sparato. È a terra e adesso gli agenti ispezionano uno zaino che aveva con sé» ci racconta al telefono Meta Gracia, con la voce increspata dalla paura. La donna di origini africane è bloccata in casa all'interno dell'area sigillata dalla polizia, ma vede tutto dalla finestra.
L'uomo a terra sarebbe un «pezzo grosso» delle cellule del Califfo in Europa. Grazie ai video girati dai testimoni con i telefonini si vedono gli agenti in borghese dell'antiterrorismo in azione. Prima devono aver seguito il sospetto uscito da un'abitazione. La cattura scatta alla fermata di una linea del tram in avenue Rogier. Agenti armati si riparano dietro un paio di suv neri, che poi piomberanno sulle rotaie, ma qualcosa rischia di andare storto. Secondo un testimone il sospetto terrorista cerca di prendere in ostaggio una donna e un bambino. Altri dicono che erano già con lui, ma i cecchini dei corpi speciali gli sparano alle gambe.
L'uomo cade a terra, ma tiene stretto con una mano lo zaino, che forse contiene armi o esplosivi. Un agente con lo scudo antiproiettile si avvicina e porta via la donna e il bambino. Un robot cingolato degli artificieri si avvicina al corpo per controllare che non salti in aria. Alla fine gli agenti trascinano via il sospetto terrorista, che sembra morto, ma sarebbe stato solo ferito.L'intera zona attorno a piazza Meiser è piantonata e isolata dalla polizia con i mitra spianati e i cani. Un camion dell'esercito arriva in rinforzo. Ambulanze e macchine con i lampeggianti dell'antiterrorismo vanno e vengono.
Il «pesce grosso» ferito e arrestato è legato all'attacco sventato a Parigi 48 ore fa con l'arresto di Reda Kriket, che era in contatto con la cellula della strage nella capitale francese del 13 novembre. La conferma arriva dalla procura di Bruxelles. Ieri è stata una giornata di retate nella capitale belga ferita a morte dall'attacco dello Stato islamico. Secondo fonti citate dal quotidiano belga Le Soir è stato preso anche il terzo terrorista dell'aeroporto filmato con una giacca chiara e un cappello scuro. Forse si tratta di Faysal C., sedicente giornalista indipendente ritenuto un reclutatore. Il primo arresto è stato effettuato a Forest nella via di Belgrade. Anche in questo caso, Tafwik A. sarebbe stato ferito ad una gamba. Un secondo sospetto, Salah A., è stato fermato non lontano nella via de Merode a Saint-Gilles. Le retate dimostrano che nei focolai jihadisti di Bruxelles sono potenzialmente attive altre cellule del terrore.
La grande moschea della capitale, finanziata dall'Arabia Saudita, è piena il primo venerdì di preghiera dopo le stragi dell'aeroporto e della metropolitana. Alla fine del sermone in arabo viene letto un comunicato dalla Lega islamica del Belgio, che condanna l'attentato «con la massima fermezza» bollandolo come «un atto barbaro e criminale». Come sempre si cerca di distanziare l'Islam dai kamikaze della bandiere nere sostenendo che «il terrorismo non ha patria, religione, né bandiera e va combattuto».
Belle parole ripetute più volte ancora prima dell'attacco al cuore dell'Europa. Non sono serviti a molto nei comuni della «mezzaluna jihadista», che circondando il centro di Bruxelles. Najim Laachraoui, uno dei membri della cellula kamikaze aveva studiato fino alla maggiore età nell'istituto cattolico della Sacra Famiglia di Helmet a Schaerbeek. Quattro anni dopo è partito per la Siria. Nella stessa municipalità giovedì notte sono finiti in manette 7 sospetti e il giorno dopo è stato preso il «pezzo grosso» ferito alle gambe.
Non c'è da stupirsi.
I ragazzini islamici che abbiamo incontrato nel punto di ritrovo battezzato «la gabbia dell'orso» confermano: «Ci sono dei belgi di Daesh (Stato islamico, ndr), che girano da queste parti e ti chiedono: «Vuoi partire per la Siria?».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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