Un arresto tutto strano e quella richiesta chiusa un anno nel cassetto

Un arresto tutto strano e quella richiesta chiusa un anno nel cassetto

«Concrete ed attuali»: queste, per il codice di procedura penale, devono essere le esigenze che possono spedire in galera un cittadino nel corso delle indagini, ovvero quando è ancora un presunto innocente. Sulla facilità con cui si arrestano malcapitati che poi vengono assolti con formula piena si è scritto a lungo. Ma l'arresto di Mario Mantovani alza il velo su un'altra anomalia di cui il vicepresidente della Lombardia non è la prima vittima: quella di arresti che vengono decisi ad un'assurda distanza di tempo dalla richiesta di arresto firmata dai pubblici ministeri. Non si parla di qualche settimana o qualche mese, ma di anni. Più di un anno, nel caso di Mantovani: la richiesta di arrestarlo, firmata dall'allora procuratore aggiunto Alfredo Robledo, risale al 17 settembre 2014. Nel frattempo è accaduto di tutto, compreso il siluramento di Robledo e la fuoriuscita di Mantovani dall'assessorato alla Sanità. Lo scenario, insomma, cambiava, mentre la richiesta di arrestare l'ex senatore languiva sul tavolo di un giudice.

Qualche giorno fa, improvvisamente, il fascicolo esce dal limbo, il giudice ordina l'arresto, Mantovani finisce in cella insieme al suo braccio destro Giacomo Di Capua e a un funzionario dei lavori pubblici. Sui motivi per cui il fascicolo ha dormito così a lungo si può fare qualunque ipotesi: il giudice forse aveva altro da fare, forse la Procura non ha sollecitato, chissà. Ma una cosa è certa: non solo il buonsenso ma anche il codice prevede diversamente. Lo fa quando dice che il pericolo di reiterazione deve essere «attuale»; lo ripete più esplicitamente quando dice che le esigenze di tutela dell'inchiesta devono essere «inderogabili». Ovvero, dizionario Treccani alla mano, «che non può essere differito». E invece qui a quanto pare le esigenze potevano essere differite di mesi e mesi. Insomma, non erano quelle che prevede la legge.

In Procura, adesso, dicono: «aspettate e vedrete». E spiegano che in questi mesi di limbo, altre prove e altre accuse sono emerse contro Mantovani, e hanno rinfrescato e resa attuale la vecchia e polverosa richiesta. Ma quali siano, queste novità, il giudice nel suo provvedimento non lo dice: esistono, ma non vengono svelate, e però sono sufficienti a tenere Mantovani in cella. D'altronde in altri casi, i giudici non si sono neanche peritati di rinverdire in qualche modo il fascicolo.

L'altra settimana a Milano sono stati arrestati alcuni funzionari comunali: la richiesta era rimasta nei cassetti di un giudice per più di due anni. Nel 2014, a Napoli, un giudice emise un mandato di cattura contro il deputato Luigi Cesaro: la richiesta dei pm risaliva a due anni e mezzo prima. Con buona pace dell'«inderogabile».

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