In arrivo le buste arancioni. Ecco le nostre pensioni

Ma attenzione ai calcoli: ci sono troppe variabili

In arrivo le buste arancioni. Ecco le nostre pensioni

"Questa settimana partono le prime buste arancioni, saranno 150 mila e conterranno le informazioni di base con la stima dell'estratto conto contributivo, e la previsione del rapporto tra contributi versati, pensione futura e possibile data di uscita". A dirlo è il presidente dell'Inps Tito Boeri. Insomma, la busta arancione è alle porte. E permetterà di capire il futuro in tema pensionistico.

Un esempio? Secondo i calcoli del Corriere della Sera, "un dipendente trentenne con un reddito attuale di mille euro netti al mese andrà in pensione di vecchiaia nel 2056 con un vitalizio di 1.749 euro lordi, il 75% di una retribuzione finale che, sempre al lordo delle tasse, sarà pari a 2.330 euro al mese. Al netto delle tasse, l’assegno mensile sarà di millequattrocento euro. Se, invece, si assumono ipotesi più realistiche sull’andamento del Pil (Prodotto interno lordo), uno dei parametri fondamentali a cui sono indicizzate le rendite pubbliche e sulla dinamica di carriera, l’assegno sarà pari a 1.217 euro lordi, il 95% di una retribuzione finale decisamente più bassa, 1.284 euro al mese. Al netto delle tasse l’assegno sarà di 1.

029 euro, cioè quattrocento in meno rispetto alle proiezioni Inps".

Tuttavia, occhio ai calcoli. Perché le previsioni si basano su ipotesi ottimistiche sul futuro economico dell’Italia, su una vita lavorativa continua e su una rendita lorda e non netta.

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