Ed è subito «medioevo», «attacco ai diritti della donna», anche in Piemonte.
È un riflesso ideologico che non prevede dubbi o sfumature, quello della sinistra. È sufficiente che un'istituzione, o un'associazione, metta in campo misure di aiuto, o di ascolto, rivolte alle donne con affrontano con difficoltà la gravidanza, ed ecco la reazione: «Un pericolo per la civiltà e i diritti delle persone», «un oltraggio» e così via.
Succede anche a Torino, dove la Regione ha preso un'iniziativa concreta, peraltro perfettamente coerente con la lettera della legge 194, secondo la quale le strutture sanitarie pubbliche devono contribuire «a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all'interruzione della gravidanza». Alla presenza dell'assessore alle Politiche sociali Maurizio Marrone, infatti, è stata firmata una convenzione: da un lato azienda sanitaria e direzione ospedale, dall'altro il Centro di Aiuto alla vita di Rivoli. Obiettivo: «Fornire supporto e ascolto a donne gestanti che ne abbiano necessità, nell'ambito di un più generale percorso di sostegno durante e dopo la gravidanza alle donne che vivono il momento con difficoltà e che potrebbero quindi prendere in considerazione la scelta dell'interruzione di gravidanza o che addirittura si sentono costrette a ricorrervi per mancanza di aiuti».
Apriti cielo. La ex sindaca 5 Stelle Chiara Appendino, oggi deputata, addirittura vede nell'accordo firmato dalle autorità sanitarie «un delirio oscurantista contro le donne, la loro dignità, la loro libertà, il loro diritto all'autodeterminazione». «Dietro dice - c'è la cattiveria di chi vuole scaricare addosso alle donne un'ideologia cieca, misogina, spietata». La Cgil non è a meno: «L'interruzione della RU 486 nei consultori e la registrazione dei Centri di Aiuto alla Vita presso le Asl, con l'avvio del fondo regionale Vita Nascente e con l'utilizzo di figure di volontari che affiancherebbero le donne anche all'interno del Sant'Anna - per le dirigenti territoriali del sindacato - rappresentano un attacco inaccettabile alla legge 194». Per la vicepresidente del Pd Chiara Gribaudo è «inaccettabile», «l'ennesimo attacco a un diritto: quello delle donne di scegliere in piena libertà».
Il presidente regionale della Federazione del Movimento per la Vita Claudio Larocca, prova a spiegare: «Ci impegneremo perché ogni donna, se lo richiederà, possa valutare alternative che non la facciano sentire costretta a ricorrere all'aborto, permettendole di non essere sola e di avere
così la forza e i mezzi per accogliere il proprio figlio». Ma la crociata è partita. I nemici? Coloro che vogliono ascoltare ed eventualmente aiutare le donne. Chissà cosa ne pensano i cattolici del Pd, se ancora ve ne sono.
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