Ashdod La sirena fende l'aria all'improvviso: allarme razzi lanciati da Gaza. Poco dopo una forte esplosione fa eruttare una larga colonna di fumo nero in mezzo ai condomìni bianchi nel cuore della città. Ancora prima dell'impatto gli agenti di guardia alla centrale di polizia di Ashdod scattano come molle: «Al rifugio, al rifugio, subito». I potenti colpi delle batterie anti-missile Iron dome scuotono la città. I tracciati bianchi rincorrono nel cielo i razzi di Hamas. La cittadina israeliana, a sud di Tel Aviv, una ventina di chilometri dalla Striscia palestinese sotto attacco israeliano, è uno degli obiettivi preferiti delle brigate Izz al Din al Qassam, la costola armata di Hamas. «Almeno un missile è caduto fra i palazzi. Stiamo mandando i soccorsi», spiega a denti stretti un ufficiale.
L'alta e larga colonna di fumo nero, in mezzo alla città, si vede bene. Alla centrale di polizia stanno aspettando il ministro Itamar Ben-Gvir, un falco, per la cerimonia di consegna delle armi ai civili volontari. Il ministro accorre e trova l'inferno. Il missile di Hamas è caduto nel parcheggio a ridosso di un grosso condominio composto da quattro palazzi di una decina di piani. Le automobili in sosta sono in fiamme e i serbatoi esplodono aumentando il caos. Fino al quarto piano i terrazzi e le facciate sono stati investiti dalle schegge. I vigili del fuoco combattono per spegnere gli incendi delle vetture e le ambulanze corrono avanti e indietro. Quattro i feriti, uno è grave.
Gli inquilini sono sotto shock: «Guarda come è ridotta la mia casa. Quelli di Hamas sono solo dei terroristi». Tre giorni fa un altro missile è caduto nella stessa via, ma 300 metri più in là.
«Stavamo giocando a calcio nel campetto vicino al parcheggio - racconta Doron, un pallone in mano - quando abbiamo sentito la sirena siamo corsi dentro al palazzo di fronte. L'esplosione è stata fortissima. Tremava tutto. Da quando siamo nati abbiamo fatto l'abitudine ai razzi, ma è la prima volta che uno cade così vicino».
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