A fare la first lady fantasma a due gradi sotto lo zero non ci sta. Non lei che è nata e cresciuta a Londra, non lei che prima di trasferirsi in Siria lavorava sulla compravendita di fondi speculativi per importanti banche d'affari. Asma al-Assad, moglie del deposto presidente siriano Bashar al-Assad, ha chiesto il divorzio dal marito e starebbe brigando per tornare a Londra. Lo sostiene il Jerusalem Post, che cita media turchi e arabi, lo smentisce il Cremlino. «Notizie che non corrispondono alla realtà», ha tagliato corto ieri il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov rispondendo ai giornalisti.
Certo Mosca non ha interesse a obliterare notizie che gettano un'ombra sull'esilio dorato dei «regnanti» siriani. Anche perché alla base della scelta drastica della signora Assad, nata Asma Akhras a Ealing, sobborgo bene di Londra, c'è un motivo ben preciso: lei a Mosca non sta bene e vuole tornare a casa. No, non quella di Damasco, che forse non vedrà mai più, ma quella di Londra, dove ha trascorso i primi 25 anni della sua vita, la metà dei suoi quasi 50.
Certo, la signora Asma non ci fa una bellissima figura, ma ci sono storie in cui non ci sono vincitori, solo perdenti. Facile essere la moglie di un despota sanguinario fin quando egli e sul trono e se ne godono quindi le prebende e i vantaggi. Poi, quando il regime crolla, è evidentemente più comodo scappare dalla favola conclusasi senza che nessuno vivesse felice o contento. Meglio chiudere la parentesi, salutare educatamente e tornare a essere la signorina Akhras sperando che il mondo si dimentichi di te. Chi non si dimentica di lei però sono i britannici, che non sembrano fare salti di gioia all'idea di riabbracciarla. Malgrado l'extreme make up della sua immagine fatta qualche anno fa con interviste a Vogue e il tentativo di farsi passare per una first lady illiminata, generosa e dedita alla beneficenza, è stato chiaro a tutti negli ultimi anni che Asma fiancheggiava senza problemi la violenta repressione di ogni opposizione voluta dal marito.
Malgrado ciò Asma, che ha la doppia nazionalità siriana e britannica, avrebbe fatto domanda alla corte russa di un permesso speciale per lasciare Mosca, che le autorità russe stanno valutando. Le condizioni di vita della famiglia Assad a Mosca non sono certo ideali per chi ha avuto per un quarto di secolo un popolo sotto il proprio tallone. Sebbene la sua richiesta di asilo sia stata accettata, Bashar al-Assad sarebbe ancora soggetto a severe restrizioni nella capitale russa: non può lasciare la città, gli è impedito svolgere qualsiasi attività pubblica e le autorità russe hanno anche congelato i suoi beni, che includono 270 chilogrammi d'oro, due miliardi di dollari e 18 appartamenti a Mosca. Non solo, il fratello di Bashar, Maher al-Assad non ha ottenuto asilo in Russia e con la sua famiglia è agli arresti domiciliari in Russia.
Bashar al-Assad è fuggito da Damasco l'8 dicembre scorso, appena prima che la capitale siriana venisse conquistata dai ribelli guidati da Abu Mohammad al-Julani.
La rivoluzione siriana ha messo fine a 61 anni di potere da parte del partito Ba'ath e a quasi 54 anni di dominio familiare degli Assad (prima il padre Hafiz poi il figlio Bashar) che ha cambiato il destino di un Paese.
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