Potrebbe aver tentato di difendersi dall'orso con un bastone Andrea Papi, il ventiseienne trovato morto tra gli arbusti accanto al ciglio di una strada di montagna alle 3 di giovedì mattina, in località Contre, nei pressi di malga Grum, a circa 1.500 metri di altitudine. Il pezzo di legno è stato infatti rinvenuto nei pressi del luogo dell'aggressione, sporco di sangue. I carabinieri della compagni di Cles, gli uomini della Forestale e la Procura stanno cercando di ricostruire gli ultimi minuti di vita del runner, uscito alle 16,15 di mercoledì per un allenamento nei boschi ad alta quota della Val di Sole, in Trentino, e mai più rientrato a casa. La Procura di Trento ha nominato tre periti (un medico legale, un esperto di dna animale e un veterinario) e ogni oggetto trovato sarà analizzato, compreso il bastone.
Che ad attaccare e uccidere Andrea sia stato un orso, uno dei circa cento che popolano i boschi del Trentino (venti dei quali tra le valli di Sole e di Non), è ormai certo. I primi risultati dell'autopsia effettuata ieri hanno evidenziato che l'uomo era vivo al momento dell'incontro con l'animale. Le profonde ferite, i graffi sulla schiena, sul volto, i segni di un morso sul braccio e la brutta ferita sul ventre, sono stati il frutto di una lotta violenta e con un vincitore designato.
Andrea si è trovato davanti l'orso verso le 18 di mercoledì, quando aveva imboccato la via del ritorno, in una curva. Andrea avrebbe provato la fuga accelerando l'andatura ma il plantigrado lo avrebbe presto catturato, trascinato per una settantina di metri e non gli avrebbe lasciato scampo. Poi l'allarme della compagna Alessia Gregori, che lo attendeva a cena, le ricerche, il ritrovamento alle 3 del mattino di giovedì grazie al fiuto dei cani molecolari.
Ora la zona dell'aggressione è presidiata dagli uomini del Corpo forestale trentino e ieri si è tenuta una riunione operativa. A Clades tutti sono addolorati ma nessuno è sorpreso. Nemmeno la mamma di Andrea, Franca Ghirardini, che grida ai cronisti assiepati sotto casa: «Hanno voluto il morto, ora ce l'hanno». La compagna Alessia, fidanzata con Andrea da cinque anni, ricorda che «saremmo andati a vivere insieme in autunno. L'altra sera lo aspettavo per cena con sua mamma dato che avremmo avuto un appuntamento». Sui social Alessia ha pubblicato una storia con una foto di loro due abbracciati durante un'escursione, e la frase: «Tienimi per sempre così».
La giunta della Provincia di Trento ha disposto con un'ordinanza l'abbattimento dell'orso killer, che andrà naturalmente individuato, e di altri esemplari problematici. Ciò che dovrebbe zittire le associazioni animaliste che fino a ieri hanno provato a difendere la bestia. L'Aidaa ha criticato «la macchina massmediatica che sta già indicando nell'orso il responsabile di questa tragedia», e ipotizzato che il runner morto possa essersi «inoltrato nei boschi in maniera improvvida».
Più moderata la posizione del Wwf, che ha avuto la grazia di manifestare la vicinanza alla famiglia della vittima, e poi ha aperto all'abbattimento, anzi alla «rimozione» dell'animale: «Se un individuo mostra conclamati comportamenti pericolosi per l'incolumità umana, arrivando ad aggredire mortalmente una persona, la rimozione di questo individuo diminuisce i rischi di nuovi episodi simili e migliora l'accettazione sociale della popolazione verso la specie». Comunque, sottolinea il Wwf, «in questi ultimi 20 anni gli episodi di interazione aggressiva di orsi a persone sono stati 7, nessuno dei quali con conseguenze letali per le persone». Almeno fino a mercoledì.
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