«Ho un mandato di cattura internazionale, pensavo mi cercaste per quel reato commesso in Spagna». La disinvoltura non manca di certo a Pietro Costanzia di Costigliole, un nobile nato a Milano ma sempre vissuto a Torino, che così ha apostrofato gli agenti che hanno bussato al suo albergo del capoluogo piemontese, nel quale si era registrato coi documenti di un'altra persona. Sarebbe stato lui, che sembra non avere una residenza fissa, ad aggredire a colpi di machete il suo coetaneo ventitreenne domenica in una strada di Mirafiori Nord, a Torino, a cui ieri è stata amputata la gamba sinistra dopo numerosi e vani interventi chirurgici volti a salvargliela. La vittima si trova ricoverata al Cto di Torino in condizioni molto gravi. I medici non si sbilanciano sulle sue possibilità di salvarsi.
Lui, il principe del machete, una volta fermato è stato portato davanti al pm Mario Bendoni negli uffici della squadra mobile, e di fronte alle domande dell'inquirenti si è avvalso della facoltà di non rispondere, così convinto dall'avvocato Paola Pinciaroli. Costanzia di Costigliole, apparso confuso e al contempo stranamente distaccato, avrebbe anche taciuto il nome del complice che guidava il maxicooter T-Max con cui i due sono arrivati in via Panizzi, luogo dell'aggressione, e che ora è attivamente ricercato.
La vittima è stata aggredita lunedì sera mentre stava tornando a casa assieme alla sua ragazza a bordo di un monopattino elettrico. Secondo quanto è emerso dagli interrogatori dei testimoni e degli amici degli aggressori e della vittima, i tre si conoscevano e il movente dell'aggressione sarebbe riconducibile a una foto osé che la vittima aveva inviato via whatsapp, nei giorni precedenti, alla fidanzata dell'aggressore. Un modo molto aggressivo per ribadire il potere sul quartiere di Mirafiori Nord. Ma non si esclude anche la pista della faida per il controllo del traffico di cocaina nella zona.
La vittima dell'aggressione si chiama Oreste Borelli, è intubato e ventilato meccanicamente, è in dialisi in prognosi riservata. Quando sarà risvegliato potrà dare un contributo decisivo alle indagini, raccontando quei momenti. «Abbiamo fatto tutti i tentativi possibili per salvare la gamba sinistra al ragazzo - spiega alla Stampa Adriano Fungi, il chirurgo del Cto di Torino che ha operato Borelli -.
Le sue condizioni erano tali per cui l'arto doveva per forza essere amputato. La sua gamba era infatti andata in ischemia e abbiamo deciso di amputarla sotto il ginocchio. Altrimenti i rischi per il paziente sarebbero stati molto più gravi».
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