Emergono ulteriori dettagli sia sulla morte che sulle indagini riguardanti l'omicidio di Salwam Momika, il 38enne di origini irachene diventato famoso nel 2023 per aver bruciato pubblicamente le pagine del Corano. L'uomo sarebbe stato giustiziato. Lo rivela il suo legale, Anna Roth, ma soprattutto lo racconta Linda, la ragazza abbonata al canale TikTok che ha seguìto in diretta gli ultimi istanti di vita dell'attivista. «Ha riso e ha detto che sarebbe uscito a fumare sul balcone, ma ha avuto appena il tempo di alzarsi prima che si sentissero quattro spari. È stato come un terremoto. Le tende svolazzavano e il telefono è caduto a terra. Poi ho sentito un ultimo colpo d'arma da fuoco». Quello alla nuca, almeno secondo la ricostruzione degli inquirenti. «Ciò che è accaduto non è umano - aggiunge Linda - sono sicura che i suoi aggressori si trovassero sul balcone. È da lì che provenivano gli spari».
Gli inquirenti proseguono nelle indagini dopo aver fermato giovedì 5 persone, quattro delle quali vivevano nella stessa palazzina della vittima, nel quartiere di Hovsjo a Sodertalje. In pochi sapevano dove Momika risiedesse. Anche se è vero non gli era stata assegnata alcuna scorta, dallo scorso ottobre si era trasferito in un appartamento protetto, con un nome fittizio sul campanello. I suoi carnefici erano riusciti a risalire all'indirizzo, prendendo in affitto un appartamento non distante dal suo. Lo sostiene anche Salwan Najem, l'amico che effettuava le riprese delle provocazioni anti-Corano. «È da un anno che ci minacciavano di morte. Sono sconvolto ma non sorpreso. Io sarò il prossimo della lista», racconta.
Dalla procura è trapelata la notizia che due degli arrestati avrebbero legami (di parentela) con l'uomo che nell'estate del
2023 aggredì per strada Momika indossando guantoni da boxe. Le immagini, riprese dal fedelissimo Salwan, fecero il giro del web e indignarono l'opinione pubblica. L'improvvisato pugile non venne mai fermato dalla polizia.
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