"Associazione a delinquere". Inchiodati gli eco-vandali

Indagati per i blitz 12 attivisti veneti e milanesi. La Digos: sono azioni decise da gerarchie interne

"Associazione a delinquere". Inchiodati gli eco-vandali

Dopo mesi di azioni vandaliche con monumenti imbrattati, opere d'arte prese di mira, strade bloccate e altre azioni illegali, finalmente è in atto una stretta contro gli eco-vandali di Ultima Generazione. Pochi giorni fa l'azione del governo con l'aumento delle sanzioni con maxi multe verso chi danneggia il patrimonio culturale, mentre ieri è arrivata la notizia che gli attivisti di Ultima Generazione sono indagati per associazione a delinquere. Si tratta di dodici attivisti tra i 21 e i 57 anni residenti a Padova, Treviso, Venezia, Vicenza, Verona e Milano. Il pm Benedetto Roberti ha accolto il canovaccio investigativo e inviato gli avvisi di garanzia con le accuse di interruzione di pubblico servizio, ostacolo della libera circolazione, deturpamento di beni culturali e imbrattamento di luoghi.

Secondo la Digos di Padova che ha condotto le indagini, le manifestazioni di disobbedienza civile erano «blitz organizzati», discussi e vagliati da una gerarchia interna e con questa motivazione è riuscita a chiedere l'aggravante dell'associazione a delinquere.

La Digos indaga già dal 2020 quando fu eseguita la prima perquisizione a casa di uno dei promotori del gruppo responsabile di varie azioni contro i monumenti della città euganea. Nonostante negli ultimi anni siano avvenuti blocchi stradali e imbrattamenti di edifici privati e storici, la Digos è riuscita a impedire a settembre 2022 l'imbrattamento con vernice spray della sede regionale della Lega. Le indagini sono iniziate quando comparvero nelle vetrine di alcuni negozi di grandi catene dell'abbigliamento nel centro di Padova manifesti firmati da Extinction Rebellion in cui si criticavano gli investimenti sui «grandi affari distruttivi».

Dopo la prima perquisizione a uno dei promotori ed organizzatori di Ultima Generazione, la Digos ha individuato, anche monitorando le riunioni avvenute in un parco pubblico di Padova, gli altri membri padovani del gruppo ambientalista.

Oltre a vari blocchi alla circolazione stradale, il 21 agosto dello scorso anno è avvenuto il gesto più eclatante con quattro militanti che si sono incatenati all'interno della Cappella degli Scrovegni dove si trova il delicato e prezioso ciclo di affreschi di Giotto. In quel caso la Polizia è intervenuta tagliando con cesoie le catene e trascinando a forza i manifestanti fuori dalla cappella. Ultima azione in ordine di tempo è stata quella di tre eco vandali aderenti alla campagna «Non paghiamo il fossile» che hanno bloccato una via vicino ai dipartimenti di Matematica ed Economica dell'Università.

Commentando la notizia dell'indagine, il vicepremier Matteo Salvini ha affermato: «Giusto così. Chi vandalizza opere e blocca strade commette reati e va perseguito con durezza».

Senza dubbio bisognerà attendere l'esito dell'indagine ma il fatto che le loro azioni nascano non su iniziativa di singole persone ma attraverso un coordinamento è evidente. In ogni caso l'indagine rappresenta un segnale importante per dimostrare che gli eco teppisti non sono al di sopra della legge.

Troppo spesso le loro azioni hanno goduto di un clima di accondiscendenza, non certo da parte dei cittadini ma da alcuni ambienti politico-culturali che hanno cercato di renderli delle icone. Da troppo tempo però hanno superato il limite e, visto che loro stessi sostengono di volersi assumere la responsabilità delle proprie azioni, ora potranno farlo anche di fronte alla giustizia.

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