Attacco al debito italiano L'"FT" riaccende l'allarme

Dai fondi la maggiore scommessa al ribasso sui Btp dal 2008. La Meloni: "Non metteremo a rischio i conti"

Attacco al debito italiano L'"FT" riaccende l'allarme

Quando per i corridoi di Palazzo Chigi non deambula il loden dell'austerità che piace tanto a Bruxelles e ai mercati, ecco l'Italia e il suo debito tornare nel mirino della grande speculazione internazionale. Storia vecchia che si rinnova ora, con il Financial Times sollecito nello spiattellare urbi et orbi i pruriti ribassisti sui nostri Btp.

In un fiorire di operazioni «short», quella robetta da educande della finanza basata sul prendere a prestito i titoli decennali per poi passare all'incasso una volta calati i prezzi, le scommesse contro di noi sono arrivate a quota 39 miliardi di euro. Giusto per inquadrare l'ammontare della puntata, secondo i calcoli di S&P Global Market Intelligence si tratta della cifra più alta dal gennaio 2008, cioè dal periodo nefasto della crisi dei mutui subprime.

Questo impulso irrefrenabile a far corsa contro il Belpaese sarebbe legittimato, motiva l'FT, dalle «crescenti preoccupazioni per le turbolenze politiche a Roma e la dipendenza di Roma dalle importazioni di gas russo», seppur non risultino eguali timori per l'ancor più stretta dipendenza della Germania dal metano di Putin, né per una Gran Bretagna con governo caduto e a un passo dai disordini sociali causa inflazione insostenibile e neppure per una Francia appesantita da un debito di 3mila miliardi.

Quanto alle turbolenze politiche, Giorgia Meloni ha ribadito ieri che «nessuna persona responsabile, prima di avere un quadro completo delle risorse che possono essere investite, può immaginare di rovinare le finanze del Paese. La prima cosa che dovremo fare - ha aggiunto la leader di Fratelli d'Italia - sarebbe la legge di bilancio e abbiamo chiaramente intenzione di farla entro i parametri richiesti». Un tema senz'altro al centro delle conversazioni telefoniche avvenute a partire dal 20 luglio scorso tra Meloni e Mario Draghi. Quanto alla linea di politica estera del centrodestra, al netto delle parole del numero uno della Lega, Matteo Salvini, sull'inefficacia delle sanzioni contro Mosca (e i numeri sembrano dargli ragione), non si ravvisano cambi di rotta: atlantismo, adesione alla Nato, alleanza con gli Stati Uniti e sostegno all'Ucraina restano punti fermi.

Eppure, gli hedge fund immaginano l'Italia ancora avvolta dalle fiamme dello spread. «È il Paese più vulnerabile», afferma sicuro Mark Dowding, chief investment officer di BlueBay Management, che sta vendendo allo scoperto le nostre obbligazioni a 10 anni. Il giochetto pare che vada avanti da inizio anno, non senza qualche profitto. Sia Michael Hintze, fondatore del fondo CQS, sia il co-fondatore di Brevan, Howard Alan, sarebbero stati della partita, mentre si attendono notizie dal capo di Bridgewater, Ray Dalio, secondo il quale senza l'ex Bce il Paese «rischia l'anarchia«. Di sicuro, a dar fiato alle manovre ribassiste è l'idea di un'Italia più indifesa ora che la Bce ha terminato i suoi piani di acquisto titoli e alzato i tassi. Gli speculatori potrebbero però aver fatto male i conti, visto che l'Eurotower avrà in pancia oltre il 42% dei titoli di Stato tricolori entro fine anno, contro il 5% del 2014. E questa quota non è certo destinata a scendere in tempi brevi.

Insomma, sul mercato ci sono meno munizioni disponibili per combattere una guerra contro

il debito sovrano. E per mettere in scena un remake dell'estate 2011, quando la svendita di Btp da parte della Deutsche Bank fece schizzare gli spread da 170 a 570 punti costringendo alle dimissioni il governo Berlusconi.

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