"Attenti alla crisi sociale. Isoliamo malavita e ultrà che sfruttano i disperati"

L'ex procuratore: in piazza a Napoli anche l'ala antagonista. Linea dura con chi soffia sul fuoco

"Attenti alla crisi sociale. Isoliamo malavita e ultrà che sfruttano i disperati"

Linea dura con chi soffia sul fuoco. Affrontare i problemi delle categorie messe in ginocchio dal Covid, far sentire la solidarietà concreta del resto del paese, ma anche mandare loro un messaggio chiaro: se non espellete chi strumentalizza la vostra proposta rischiate di danneggiarvi irreparabilmente. Queste sono le risposte di Armando Spataro, 43 anni di magistratura sulle spalle, alle immagini arrivate in questi giorni da Napoli, con la protesta dei commercianti trasformata in guerriglia urbana.

Come si affronta la repressione penale di reati che sono figli della disperazione?

«I reati sono reati. Il contesto in cui vengono commessi, le motivazioni che ne hanno spinto gli autori, non sono irrilevanti: servono a valutare l'intensità della colpa, le eventuali attenuanti. Ma di fronte a quanto accaduto a Napoli ciò di cui deve occuparsi la magistratura sono in primo luogo i reati che vi sono stati compiuti. Il che significa indagare non solo su quanto abbiamo visto in piazza ma anche sui preparativi che lo hanno reso possibile».

In piazza a Napoli c'era un po' di tutto, come si individuano le responsabilità di questo o quel soggetto?

«Certo, c'erano commercianti in crisi, camorristi, fascisti, l'ala antagonista dei centri sociali... un bel coacervo, indubbiamente. Ma faccio davvero fatica a credere che a pianificare l'aggressione alle forze dell'ordine sia stato qualche negoziante o l'ambiente anarchico. No, io credo che la regia vada cercata in quei connubio tra criminalità organizzata e ultradestra di cui nella storia anche recente abbiamo avuto più di un riscontro».

Però in piazza c'era anche gente qualunque, piccoli imprenditori, commercianti per i quali lo spettro della fame non è un iperbole. Cosa deve fare lo Stato? Reagire a manganellate?

«Premesso che la gestione dell'ordine pubblico non spetta alla magistratura ma agli organi centrali dello Stato, si può chiedere alle forze dell'ordine un certo grado di tolleranza, che in fondo fa parte del loro mestiere. Ma quando si superano certi limiti, e a Napoli sono stati superati, polizia e carabinieri hanno il diritto di reagire per difendere se stessi e gli obiettivi loro affidati: garantendo ovviamente equilibrio e proporzionalità».

E alla magistratura che parte spetta?

«Individuare i colpevoli e perseguirli, senza se e senza ma. La polizia giudiziaria analizza i filmati, e allo stesso tempo indaga per definire gli ideatori del piano d'azione preparato a tavolino. Dopo si ragioni su possibili misure restrittive, sapendo che ci sono le responsabilità di chi in strada lancia un sasso, e quelle ben più gravi di chi organizza tutto questo con l'obiettivo di strumentalizzare le paure e i disagi di intere categorie. Sono operazioni che abbiamo già visto in passato, e che devono trovare la risposta dello Stato. La Procura di Napoli è guidata con intelligenza e discrezione, e so che farà la sua parte».

Se il Covid non allenta la sua morsa, la crisi economica rischia di trasformarsi in un gigantesco problema di ordine pubblico?

«È uno scenario che va prevenuto assolutamente. Serve la freddezza di chi ci amministra, bisogna isolare chi sfrutta la disperazione della gente. Serve dare risposte a questa disperazione, fare capire a chi oggi è in difficoltà che la solidarietà del paese è fatta anche di provvedimenti concreti.

Ma i cittadini preoccupati per il loro futuro devono capire che le risposte non possono essere la rabbia contro le istituzioni e l'aggressione alle forze dell'ordine, e devono espellere dal proprio tessuto queste infiltrazioni. Altrimenti non solo fanno un favore alla camorra ma finiscono col danneggiare se stessi».

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