Aukus, Macron infuriato. Diplomazie al lavoro per ricucire lo strappo

Biden ripete che la Francia è alleato "vitale". Ma c'è il nodo affidabilità con gli europei

Aukus, Macron infuriato. Diplomazie al lavoro per ricucire lo strappo

All'indomani del clamoroso richiamo in patria degli ambasciatori francesi dagli Stati Uniti e dall'Australia, è sempre più evidente che in ballo c'è molto di più della rottura di un contratto per la fornitura di sottomarini, per quanto lucrosissimo. A rendere indigeribile a Emmanuel Macron la «pugnalata nella schiena» (così è stata definita da fonti governative di Parigi) sono soprattutto i modi usati nei confronti della Francia, il «comportamento inaccettabile verso un alleato» da parte di Joe Biden e non solo. Le umiliazioni non piacciono a nessuno, meno che mai a un presidente che punta molto sull'immagine internazionale e che sta anche giocando una difficile partita per la sua rielezione all'Eliseo nella prossima primavera.

La rabbia di Macron fa più notizia nel mondo di quella del collega cinese Xi Jinping per la correlata nascita della triplice alleanza «Aukus» tra Stati Uniti, Australia e Gran Bretagna, e questo dimostra forse un po' di visione sfuocata da parte dei media internazionali. Resta il fatto che una lite così accesa nello schieramento occidentale non è cosa di tutti i giorni, ed è lecito chiedersi quale via si sceglierà per risolverla.

Politici e diplomazie sono già al lavoro: Biden va ripetendo che la Francia è «un alleato vitale degli Stati Uniti» e il suo Dipartimento di Stato suggerisce a Parigi di affrontare la questione la prossima settimana all'Onu. Da parte sua, il premier australiano Scott Morrison si rammarica del ritiro dell'ambasciatore francese da Canberra, ma assicura (smentendo così Parigi) che l'ipotesi di una rottura del contratto era stata fatta presente ai francesi per tempo. E i francesi fanno sapere di non voler essere comunque esclusi dalla partita strategica nel Pacifico, dove tra l'altro sono territorialmente presenti in Polinesia e nella Nuova Caledonia, assai prossima all'Australia: con loro, insomma, si dovrà negoziare.

In questa querelle c'è anche molto gioco delle parti. Vediamo un po' di retroscena. La Francia e la stessa Unione Europea lamentano di essere state tenute all'oscuro dell'Aukus, e non hanno torto: i media inglesi ricostruiscono che è stato Morrison già a inizio anno a contattare Londra per farsi aiutare a difendersi dalla Cina sempre più minacciosa, e che solo in seguito lui e Johnson presero contatto con Biden. L'intesa fu cementata al G7 dello scorso giugno in Cornovaglia, tacendola accuratamente ai francesi e non solo.

Al tempo stesso, però, esiste dal punto di vista americano un problema di affidabilità degli alleati europei. Seguendo la linea già tracciata da Donald Trump, Biden ha ben chiarito loro che l'Indo-Pacifico diventa prioritario per Washington, che all'Europa chiede sostegno fattivo per contenere la Cina.

Ed ecco che solo da Londra arriva un sì senza mezze misure all'invio di navi da guerra nel Mar Cinese Meridionale, mentre quello della Germania viene condizionato al rispetto di limiti territoriali pretesi da Pechino. Biden ha preso nota e ha fatto le sue scelte: il nocciolo duro delle sue alleanze è quello di lingua inglese.

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