
Da Confindustria, giorni fa, con il numero uno Emanuele Orsini(«Qual è il primo prodotto in Ue? Le auto, e noi andiamo ad ammazzarlo») al colosso bancario Intesa Sanpaolo attraverso il suo presidente Gian Maria Gros-Pietro («Per le auto elettriche non si sono predisposte le condizioni»). La transizione energetica legata al mondo automotive, come è stata programmata dall'Ue e ora in fase, almeno così dovrebbe essere, di revisione, è da mesi in cima alle priorità non solo della politica, ma soprattutto delle realtà economiche.
E proprio il presidente torinese di Intesa Sanpaolo, in un luogo simbolo dell'auto italiana, il Lingotto della sua città, si è soffermato sui seri problemi derivati dal piano Ue al 2035 che prevede il «tutto elettrico» e l'abbandono delle motorizzazioni endotermiche. La riflessione di Gros-Pietro all'Assiom Forex: «Nel settore dell'automotive per il passaggio all'elettrico si è guardato troppo e soltanto alla desiderabilità degli obiettivi, tracciando percorsi dei quali non si sono sufficientemente esplorate e predisposte le condizioni di percorribilità: il ritardo nel realizzare adeguate reti di ricarica per le batterie è uno dei fattori che non spingono gli utilizzatori ad abbandonare le auto con motore endotermico».
L'economista - che per 9 anni (dal 2005 al 2014) è stato anche consigliere indipendente dell'allora Fiat guidata da Sergio Marchionne, vivendo così di persona la risalita del gruppo e il pre nozze con Chrysler - a Torino ha esposto le ragioni per le quali l'auto elettrica non decolla e quali problemi ciò sta comportando al mercato. «Molti utenti non l'acquistano - la sua considerazione - anche a causa dei limiti di autonomia, oltre che del maggior prezzo; ma neppure acquistano una nuova auto endotermica, temendo possibili futuri divieti di circolazione. E allora si tengono la vecchia macchina. Il che ha fatto cadere la produzione del nuovo e temporaneamente rivalutare i prezzi dell'usato. Un risultato paradossale, che si accompagna alla distruzione di una parte della ricchezza esistente con le capacità produttive inutilizzate e a un ritardo nella transizione necessaria».
Da Gros-Pietro arriva, quindi, una sorta di appello al mondo della finanza: «Oggi l'Italia e l'Europa devono fare un nuovo passo avanti. E noi operatori della finanza possiamo dare un supporto sostanziale a realizzare gli investimenti necessari per superare le transizioni e per affrontare le emergenze».
Infine, il nodo dei dazi che, ricorda il presidente di Intesa Sanpaolo, «colpiscono di più i Paesi che hanno una forte capacità di
esportazione, quindi può essere che l'Italia sia un pochino più colpita di altri». «Ma sono abbastanza ottimista - conclude Gros-Pietro - sulla capacità dell'Italia di minimizzare o, comunque, contenere i danni che possono derivare».
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