La maggioranza continua a litigare sull'eventualità di revocare la concessione ad Autostrade per l'Italia dopo la tragedia del Ponte Morandi. Ed è bagarre anche sullo stato delle gallerie italiane. Ieri infatti, l'Aiscat (associazione dei concessionari) e il Consiglio dei Lavori Pubblici sono scesi in campo a difesa del documento acquisito dalla Guardia di Finanza di Genova secondo il quale ci sarebbero in Italia 200 gallerie a rischio lungo tutta la rete autostradale italiana: 105 sulla rete autostradale in concessione ad Aspi e 90 ad altre società. Un documento secondo il quale i tunnel lunghi oltre 500 metri presentano pericoli di incidenti e crolli, non sono impermeabilizzati, sono privi di sistemi di sicurezza, di corsie di emergenza e vie di fuga, luci guida in caso di evacuazione. In pratica, tutte gallerie (compresa la Bertè sulla A26, dove il 30 dicembre sono crollate due tonnellate di cemento dalla volta) non a norma con la direttiva Ue 54 del 2004.
Un altro colpo alla credibilità del gruppo Autostrade in un momento delicato della trattativa, sul quale sul quale grava ora anche questo giallo. «Il documento è stato richiesto dalla stessa Aspi», ha detto il Consiglio dei Lavori Pubblici, e «non ci sono 200 gallerie a rischio «ha sottolineato l'Aiscat, l'associazione dei concessionari, secondo cui sarebbe «profondamente sbagliato e fuorviante collegare i ritardi nell'adeguamento alla normativa europea con qualsiasi problema di sicurezza strutturale». Gli interventi di adeguamento alla normativa Ue riguardano infatti sia misure gestionali sia l'aggiornamento di impianti di servizio interni alle gallerie, ma non atterrebbero alla sicurezza statica delle stesse. «Che la situazione sia realmente allarmante o meno spiega una fonte vicina al mondo delle infrastrutture ci sono comunque delle mancanze. Magari che non riguardano la tenuta fisica della galleria stessa, ma di problematiche che comunque mettono a rischio l'incolumità delle persone. E questo aggiunge perché sul fronte dei controlli, in molti casi, esiste un vero e proprio modus operandi che permette di fare le cose solo parzialmente in regola. Si fanno classificazioni corrette in modo da non falsificare nessun atto (almeno nella maggior parte dei casi), ma poi si continuano a rimandare gli interventi spostandoli di mese in mese».
Insomma, sembra chiaro che al di là della punizione esemplare che sarà scelta per Autostrade, andrebbe radicalmente rivisto il sistema dei controlli della rete autostradale.
In questo contesto, ieri il cda di Autostrade ha affidato la direzione lavori - finora in capo a Spea - a una specifica business unit di ingegneria dedicata.
Piccoli segnali, in vista del prossimo piano industriale, con cui il gruppo sta cercando di convincere il governo a non revocare la concessione. Anche se, secondo indiscrezioni, questa ipotesi resta la più accreditata rispetto a un abbassamento delle tariffe o a una maxi multa.
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