Le aziende protestano. "Il governo ci uccide"

Dai coiffeur alle sale da ballo tutti contro Conte. Fapi (piccole imprese): "Pronti a sciopero fiscale"

Le aziende protestano. "Il governo ci uccide"

I primi sono stati due parrucchieri di Padova che si sono incatenati dinanzi al loro negozio per protestare contro la riapertura rinviata dal governo a inizio giugno. Ma la fase 2 decisa per decreto ha scontentato molte categorie che si sono sentite tradite e abbandonate da un governo che non ha saputo comprendere le dimensioni della crisi. «Una condanna a morte per l'intero settore» che conta 135mila imprese e oltre 260mila addetti, ha ricordato ieri la Cna (Confederazione nazionale artigiani) denunciando la «totale disattenzione» dell'esecutivo. Ecco perché Cna ha chiesto che acconciatori ed estetiste possano anticipare le riaperture entro la metà di maggio con un piano di sostegno al reddito di titolari e dipendenti che si affianchi ai fondi per le imprese.

Sono tutte le pmi, tuttavia, a essere in difficoltà e alcune associazioni pensano allo sciopero fiscale come mezzo per mettere Conte & C. dinanzi alle proprie responsabilità. «Palazzo Chigi sta giocando con il fuoco: sono le partite Iva a reggere l'Italia», ha dichiarato Gino Sciotto, presidente Fapi (Federazione autonoma piccole imprese) aggiungendo che «molti artigiani, commercianti e piccoli imprenditori non hanno soldi neanche per dare da mangiare alle loro famiglie. Tante piccole attività sono ferme da due mesi e si ipotizza una ripartenza tra 20 giorni: si rischiano tensioni sociali». Il messaggio è chiaro: non servono bonus ma possibilità di lavorare in sicurezza.

L'11 maggio saranno in piazza a Roma i rappresentanti del Silb, che raggruppa gli imprenditori dell'intrattenimento nonché i titolari di discoteche e locali notturni. Dapprima con un gazebo permanente e una rappresentanza della dirigenza e poi, compatibilmente con le precauzioni sanitarie e in accordo con la Questura, con una grande manifestazione di protesta. «Siamo chiusi da fine febbraio e non sappiamo quando riapriremo e come riapriremo! Dobbiamo pagare affitti, dipendenti, il fatturato è zero. Il governo si è limitato a farsi garante di finanziamenti che seguono il normale iter procedurale, ovvero non vi è alcun agevolazione. La parola discoteche non viene menzionata da alcun decreto, come se i 50mila lavoratori che impieghiamo e i 4 miliardi di fatturato che produciamo siano nulla, senza contare l'indotto di barman, camerieri, catering, musicisti, ballerini, dj, tecnici che si muove dietro di noi», ha dichiarato il presidente Maurizio Pasca avanzando una serie di richieste al governo come «la sospensione delle utenze, la pace fiscale per i mesi di chiusura, il ripristino dei voucher per il lavoro a chiamata e l'abolizione dell'Isi (imposta sugli intrattenimenti con aliquota al 16%) e l'Iva agevolata al 10%». Contributi a fondo perduto sono invece richiesti dalle associazioni dei gestori di cinema, teatri e organizzazione di spettacoli in generale le cui attività sono state bloccate da due mesi. Le imprese dello spettacolo sono spesso sottocapitalizzate e per loro è pressoché impossibile accedere ai prestiti agevolati del dl liquidità.

Tutte queste criticità sono emerse nel corso delle audizioni di ieri alla Camera sul Def 2020. Il direttore del Centro studi Confindustria, Stefano Manzocchi, ha affermato che le previsioni sul Pil 2020 sono state riviste al ribasso tra il -8 e il 10% con un ulteriore peggioramento se il lockdown dovesse protrarsi.

Da una parte, ha sottolineato Manzocchi, «la riapertura delle attività è necessaria per evitare un tracollo economico ulteriore», mentre dall'altra «occorre ragionare su un adeguato mix di misure, che passi anche attraverso trasferimenti diretti alle imprese per compensare le perdite che si genereranno».

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