Tasse e giustizia: Forza Italia, dopo aver ingoiato il rospo sulle banche, prepara la controffensiva per incalzare il governo Meloni sui due dossier caldi. Il partito guidato dal vicepremier Antonio Tajani è pronto a calare sul tavolo gli emendamenti per modificare la norma sugli extraprofitti. Il decreto Asset è già assegnato alla Camera per la conversione in legge entro 60 giorni. Forza Italia lavora a due/tre emendamenti per correggere, sulla base delle richieste arrivate dall'Abi, la norma. «Noi - ha detto il ministro degli Esteri alla Versiliana, intervistato dal direttore di Libero Alessandro Sallusti - riteniamo giusto chiedere alle banche un sostegno in vista del bilancio dello Stato però bisogna fare in modo che questo sostegno sia ben realizzato. Pensiamo che si debbano escludere dalla tassa sugli extraprofitti le banche di territorio, le banche più piccole, le banche di credito cooperativo, le banche popolari». E subito dopo il vicepremer e segretario di Forza Italiai Tajani ha sottolineato come la tassa debba essere deducibile e una tantum. Paolo Barelli, capogruppo Fi alla Camera, anticipa al Giornale il contenuto degli emendamenti: «I punti alla nostra attenzione sono quattro. Il primo: i profitti sui quali calcolare la tassazione sono quelli ponderati, cioè sgravati dagli utili percepiti dalla legittima attività d'impresa. Secondo: Fi chiede di escludere le banche che non ricadono sotto controllo Bce, ovvero le banche di territorio. Terzo: prevedere la deducibilità fiscale della tassazione. Quarto: la tassa deve essere una tantum, non ripetibile».
Erica Mazzetti, deputato Fi, è netta: «Fossilizzarsi sul tassare gli extraprofitti rischia di essere una scelta a corto respiro». L'altro fronte su cui Fi punta i piedi è la giustizia. Si parte il 6 settembre, alla ripresa dei lavori parlamentari, quando la commissione Affari costituzionali della Camera sarà chiamata ad esaminare la proposta di legge costituzionale di Fi che introduce la separazione delle carriere tra pubblici ministeri e giudici. Il testo porta la firma di Pietro Pittalis, vicepresidente della commissione Giustizia, e di altri tre parlamentari azzurri (Annarita Patriarca, Alessandro Cattaneo e Tommaso Calderone). L'obiettivo di Fi è chiudere l'iter in commissione entro due settimane per far sbarcare il testo in Aula per il via libera agli inizi di ottobre. La proposta di legge modifica quattro articoli della Costituzione. Nel nuovo impianto costituzionale sarebbe introdotta una separazione netta tra magistratura inquirente e giudicante con concorsi e Csm separati.
Una proposta su cui c'è il via libera del Terzo Polo. Il responsabile Giustizia Enrico Costa spiega: «Abbiamo la nostra proposta. Ma se Fi va avanti, votiamo anche il loro testo».
Da Fi non c'è alcuna volontà di fare passi indietro: «Sono ormai maturi i tempi perché si attui il principio del giusto processo attraverso la separazione delle carriere tra magistratura giudicante e magistratura inquirente. Ciò contribuirà a restituire ruolo e funzione alla difesa che dovrà essere messa sullo stesso piano dell'accusa, garantendo la effettiva terzietà della magistratura giudicante. È un impegno del programma di centro destra che non può essere ritardato» dice al Giornale Pittalis. Fdi e Lega, pur favorevoli nel merito, non considerano l'intervento legislativo una priorità. Linea opposta in Fi: «Se non portiamo a casa la riforma siamo spacciati alle Europee» - avverte un big degli azzurri al Giornale. Sarà un campo minato per la maggioranza.
Anche perché Fi non è del tutto soddisfatta del primo intervento, contenuto nel disegno di legge all'esame del Parlamento, varato dal ministro della Giustizia Carlo Nordio. C'è da mettere in cascina, oltre alla separazione delle carriere, anche la riforma della prescrizione. Provvedimento su cui però c'è intesa nel centrodestra con l'ok anche di Italia Viva.
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