La babele democratica sul sistema elettorale

Dal Mattarellum al Lauricellum,10 proposte su diciotto sono firmate da parlamentari Pd

La babele democratica sul sistema elettorale

Roma - Se quaranta senatori del Pd firmano un documento che allunga la vita al governo Gentiloni, e l'ex leader Bersani razionalizza il caos delle truppe con una proposta di buonsenso (urne nel '18, congresso a giugno), parte oggi l'iter in commissione alla Camera per la nuova legge elettorale. Atto piuttosto formale, considerato che la discussione nel merito inizierà soltanto dopo le motivazioni della sentenza della Consulta sull'Italicum, come deciso dall'ufficio di presidenza la scorsa settimana. Ma si comincia tuttavia a verificare le carte sul tappeto. Al momento, le proposte di legge depositate sono 18. Fattore affatto secondario, che dà la misura dell'implosione in atto nel Nazareno, quelle a firma pd sono ben dieci.

L'ultima è stata depositata ieri, primi firmatari i deputati Valiante e Rubinato (entrambi pd), assieme ad alcuni colleghi anche di altri gruppi (Sinistra italiana e Democrazia solidale). Il ddl chiede l'eliminazione dei capilista bloccati: «punto di partenza per l'avvio di una corretta discussione sulla legge elettorale», dicono i firmatari. Depositata nei giorni scorsi quella di Gianni Cuperlo, che va in senso marcatamente proporzionale, con un premio di 63 seggi. Il modello che sembrava prevalere nelle scorse settimane, dalle parti del Nazareno, era invece quello presentato da Giuseppe Lauricella (subito battezzato, con scarsa fantasia, Lauricellum): un altro proporzionale con aggiustamenti. Schierate decisamente per il Mattarellum - ultimo sistema elettorale proposto da Renzi, dopo aver per mesi sostenuto che l'Italicum era la «migliore legge elettorale del mondo, ce la copieranno, è quella che più mi soddisfa - sono altre proposte avanzate da deputati e senatori pidini, in primis la coppia Zampa-Nicoletti. Si attende anche la formalizzazione di altre due (Martina e di Rigoni), mentre la metà risale a prima del tonfo referendario di dicembre. Per gli altri partiti ce n'è una della Lega (Invernizzi) e una di M5S che va a sostituire quella presentata da Toninelli nel 2014. Forza Italia ha già fatto sapere che presenterà una proposta solo dopo le motivazioni della Consulta.

La linea di demarcazione che spacca i legislatori pidini passa per l'idea di un partito «a vocazione maggioritaria» (lanciata da Veltroni, ancora sostenuta strenuamente solo da Orfini), dunque con premio al partito che arriva primo.

L'ala più razionale del partito, seguendo Franceschini e Delrio e considerando il tetto del 40 per cento per il premio assai alto, propende piuttosto per un premio alle coalizioni, e dunque per un'apertura ad alleati (da Pisapia ad Alfano).

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