Bagarinaggio, scommesse e droga: da Torino a Napoli, la curva fa paura

Non solo Milano: la tentata estorsione a Lotito, infiltrazioni tra tifosi della Juve e gli scontri a Genova

Bagarinaggio, scommesse e droga: da Torino a Napoli, la curva fa paura
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Minacce, pressioni, estorsioni. La storia dei rapporti tra ultras e società è fatta di episodi che spesso non hanno nulla a che fare con il calcio. Questioni di potere che le curve, ormai connesse con la criminalità organizzata, hanno voluto esercitare facendosi scudo con la fede verso i colori della squadra.

Milano non è un caso isolato: da Torino a Roma, Genova e Napoli, diverse curve ultras sono nel mirino delle forze dell'ordine proprio per queste connessioni con la criminalità organizzata, che si estendono a molteplici attività illecite che gravitano attorno agli stadi: dal merchandising illegale alla vendita clandestina di biglietti, dalla ristorazione all'esterno degli stadi, le scommesse clandestine e persino il traffico di stupefacenti.

Gli ultimi gravi fatti di Genova in occasione del derby di Coppa Italia sono stati il ritorno a un clima di tensione che sembrava scomparso da anni. Non solo rivalità calcistica, ma anche lotta per il controllo delle attività illecite. In passato la curva genoana era considerata la più esposta alle infiltrazioni criminali; oggi, spiegano gli esperti, anche quella doriana è più vulnerabile a causa della crisi societaria sotto la presidenza Ferrero. E spunta un ricambio generazionale, crescono nuovi leader e le opportunità per personaggi legati alla criminalità di prendere il controllo.

A Torino l'indagine Alto Piemonte già nel 2016 aveva svelato collegamenti inquietanti tra i gruppi ultras della Juventus e la 'ndrangheta: il tifo utilizzato come strumento per riciclare denaro e controllare attività illecite come il bagarinaggio. Poi le infiltrazioni camorristiche nelle curve del Napoli che hanno capitalizzato sul fanatismo calcistico, utilizzando i gruppi ultras per ottenere guadagni da attività illecite, sia dentro che fuori lo stadio.

A Roma si ricorda la vicenda del 2015 con la tentata estorsione al presidente della Lazio Lotito e la condanna di alcuni esponenti dell'ormai ex gruppo storico del tifo biancoceleste, gli Irriducibili, tra cui il capo Fabrizio Piscitelli, meglio conosciuto come Diabolik ucciso nel 2019 (un delitto slegato dal mondo del calcio e della tifoseria). E ancora, le ultime minacce alla Ceo giallorossa Lina Souloukou, con tanto di scorta richiesta per lei e i figli, hanno portato alle dimissioni della dirigente greca (per la verità anche per sopravvenute incomprensioni con i Friedkin).

L'agenzia Adnkronos ha raccolto la testimonianza di un investigatore della Digos, per ovvie ragioni rimasto anonimo, che da anni lavora a stretto contatto con il tifo organizzato: «A Roma ci sono le stesse dinamiche che a Milano e il livello di intensità dei rapporti è direttamente connesso agli assestamenti della geografia criminale. Quando ci sono faide sale la tensione, nei periodi di relativa calma gli affari scorrono con più facilità.

L'omicidio di Piscitelli è stato evidentemente un momento di rottura per la criminalità romana e per le infiltrazioni nel mondo ultras. La comune militanza criminale prevale sulla fede calcistica e la Curva Sud della Roma è infiltrata come la Nord laziale».

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