Ballottaggi, centrodestra boom. Crollano le roccaforti rosse

I moderati uniti vincono ovunque: 13 capoluoghi contro i 6 del centrosinistra. Ai 5 Stelle solo Avellino

Ballottaggi, centrodestra boom. Crollano le roccaforti rosse

Per il centrodestra è stata una domenica trionfale. La coalizione formata da Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia ieri ha prevalso in 9 dei 14 ballottaggi nei Comuni capoluogo e, considerate le 4 vittorie al primo turno (Treviso, Vicenza, Barletta e Catania). Il dato politico più rilevante è la conquista delle roccheforti toscane del Partito Democratico: Siena, Pisa e Massa hanno un sindaco non di sinistra. La formazione guidata (temporaneamente) da Maurizio Martina è riuscita a prevalere solo ad Ancona, Brindisi, Teramo e Siracusa che si vanno ad aggiungere a Brescia e Trapani conquistate il 10 giugno. I Cinque stelle hanno vinto solo ad Avellino e hanno riportato una vittoria nella rossa Imola grazie all'«appoggio» della Lega.

Il primo dato rilevante, tuttavia, è stata la bassa affluenza. Secondo i dati definitivi del ministero dell'Interno, ai ballottaggi in 67 dei 75 Comuni è stata del 47,6% contro il 60,4% del primo turno. Negli 8 centri della Sicilia si è attesta al 25,3% contro il 60,8% del 10 giugno. La bella domenica di sole in primis e, in seconda istanza, il fatto che in molte realtà i pentastellati non siano arrivati al ballottaggio in virtù di un radicamento territoriale ancora acerbo ha allontanato gli elettori dai seggi.

Il confronto andato in scena ieri ha riproposto sulla ribalta politica nazionale centrodestra nella sua formazione tradizionale con Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia accompagnati da liste civiche e popolari. È con questo schieramento che sono state espugnate Siena (51%), Pisa (52,9%) e Massa (56,7%). Vinto anche il derby con i Cinque stelle a Terni dove Latini ha ottenuto quasi due voti su tre (63%). A queste città si aggiungono pure Sondrio, Viterbo e Ragusa dove il neosindaco Cassì è espressione di Fdi e del civismo. Ma si possono ricondurre in un più ampio alveo di centrodestra anche il ritorno di Claudio Scajola a Imperia (52%) e l'affermazione a Messina di Cateno De Luca, ancorché abbiano vinto contro il candidato ufficiale verde-azzurro.

E proprio quanto accaduto nel capoluogo ligure fornisce uno spunto di riflessione in quella che è stato un successo storico: l'ex ministro dell'Interno e dello sviluppo nei governi Berlusconi ha spezzato la serie vincente del modello Toti-Salvini del 2015. Un ex dc è Scajola e un ex dc è anche 46enne avvocato messinese Cateno De Luca così come le prime dichiarazioni del neosindaco senese De Mossi, che ha sbaragliato l'uscente piddino Valentini travolto dalla crisi di Mps, sono state un ringraziamento a tutta la coalizione. Un messaggio dunque è che il centrodestra nella sua versione più rassicurante e meno «urlata» ha ancora una ragion d'essere soprattutto a livello locale. Un dato del quale Matteo Salvini, attuale leader della coalizione, non potrà non tenere conto ove mai dovesse pensare a nuove alchimie che dovessero coinvolgere i pentastellati. La sovraesposizione mediatica del leader del Carroccio ne ha comunque aumentato i consensi.

Si è palesata decisamente, infine, la situazione di difficoltà del centrosinistra, a testimonianza del fatto che nemmeno le élite locali (il sistema dei «cacicchi» per i suoi detrattori) riescono a coagulare il consenso popolare in zone dove il vecchio Pci governava con i monocolori.

Si può dire che il Pd fatichi a presidiare il suo «zoccolo duro» (o quel che ne resta) in attesa di una transizione post-renziana. Sbandata tra buonismo pro-migranti, europeismo acritico e improbabili terze vie, la sinistra ha perso la ragione sociale.

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