Sul governo scoppia la bomba Banca Popolare Bari. A un anno dal caos Carige, Bankitalia ha disposto ieri notte il commissariamento dell'istituto pugliese, a causa delle sue perdite patrimoniali, e ha nominato Enrico Ajello e Antonio Blandini commissari straordinari. Il Consiglio dei ministri convocato in extremis per deliberare un decreto-legge per il salvataggio di Pop Bari, è stato tuttavia disertato dall'Italia Viva di Matteo Renzi. «La convocazione improvvisa segna un gravissimo punto di rottura sul metodo e nel merito» ha dichiarato Luigi Marattin, vicepresidente dei deputati renziani: «Stupisce che chi per anni ci ha attaccato si renda oggi responsabile di una operazione incredibile, finalizzata più a salvaguardare le responsabilità di chi doveva gestire o vigilare e non l'ha fatto. Italia Viva si riserva di valutare in Aula quale posizione assumere».
Conte nel pomeriggio aveva gettato acqua sul fuoco. «Al momento non c'è nessuna necessità di intervenire con nessuna banca» aveva dichiarato il premier sull'istituto pugliese che pochi giorni fa aveva chiesto l'intervento del fondo Interbancario e l'avvio di un dialogo con Mediocredito Centrale per l'avvio di una partnership. E mentre Di Maio spiegava «Non dobbiamo fare un decreto per aiutare i banchieri, dobbiamo fare un decreto per mettere in sicurezza i conti correnti degli italiani» (concetto ribadito in una nota di Palazzo Chigi, che aggiunge «in maniera compatibile con le azioni di responsabilità volte ad accertare le ragioni che hanno condotto al commissariamento»), Matteo Salvini andava giù duro: «Siamo nelle mani di una persona instabile o incapace. Conte si dimetta immediatamente». Negli ultimi giorni si è ipotizzato un fabbisogno di un miliardo per mettere in sicurezza l'istituto pugliese e cresce la preoccupazione tra i quasi 70mila soci della Popolare. «I nostri governi intervengono esclusivamente quando i giochi sono fatti», ha accusato Letizia Giorgianni, presidente dell'Associazione Vittime del Salvabanche. Quanto invece a Carige, ieri sera la banca ligure ha chiuso l'ennesima ricapitalizzazione destinata al salvataggio. Carige ha comunicato che «è stato superato il 10% del flottante (fondamentale per la riammissione alla negoziazione) anche grazie ai 16,8 miliardi di richieste di sottoscrizione (pari al 2,2% del capitale) e ha citato non meglio precisate «richieste di prelazione». Agli azionisti storici era riservata una quota marginale dell'operazione che li lascia fortemente diluiti a iniziare dalla famiglia Malacalza (in precedenza al 27,5% del capitale) e da Gabriele Volpi (in precedenza al 9%), oltre a Raffaelle Mincione e ad Aldo Spinelli. L'operazione da 700 milioni prevede la conversione dei 312,2 milioni di bond sottoscritti un anno fa dallo Schema Volontario del Fondo interbancario di tutela dei depositi che così diventa azionista di controllo con una quota compresa, a seconda dell'esito, tra il 73 e l'82%. Con la ricapitalizzazione, in ogni caso garantita dall'Fitd, è previsto ingresso della Cassa Centrale Banca al 9% del capitale che, in una fase successiva, rilevare integralmente i titoli in mano all'Fitd.
Quello che si è chiuso ieri è però il quarto tentativo di soccorso lanciato negli ultimi sei anni sull'istituto ligure che, in questo periodo, ha bruciato più del 98% dei 2,2 miliardi raccolti dalle ricapitalizzazioni via via effettuate.
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