Banchi, mascherine e cattedre scoperte: la partenza è in salita (e solo in 12 Regioni)

Eccolo il suono della prima campanella dopo sei mesi di stop. Per molti studenti, ma non per tutti, oggi ripartono le lezioni in presenza in scuole a misura di Covid

Banchi, mascherine e cattedre scoperte: la partenza è in salita (e solo in 12 Regioni)

Eccolo il suono della prima campanella dopo sei mesi di stop. Per molti studenti, ma non per tutti, oggi ripartono le lezioni in presenza in scuole a misura di Covid, con spazi ripensati per garantire il distanziamento e linee guida da seguire per scongiurare i contagi. Ma non tutti gli istituti ce l'hanno fatta a farsi trovare pronti. Ovunque regna il caos e la confusione, le famiglie sono disorientate, alle prese con decine di circolari che spiegano le nuove regole. Quelle che il ministro Lucia Azzolina chiama «piccole criticità», per alcune realtà si sono dimostrate veri e proprio scogli, che hanno costretto molti dirigenti scolastici a posticipare la partenza.

In molti istituti mancano ancora le aule, i professori, i banchi monoposto. Dove si può si comincia senza, arrangiandosi. Ma sette regioni (Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Puglia, Calabria, Basilicata, Abruzzo e Campania) hanno deciso di aspettare ancora qualche giorno e fanno tornare i ragazzi in aula dopo la tornata elettorale, tra il 22 e il 24 settembre. C'è anche chi, come il governatore campano Vincenzo De Luca, non è certo di farcela nemmeno per il 24 settembre. Anche La Spezia rimanda il via, ma a causa dell'andamento dei contagi. Nonostante le rassicurazioni del ministro, la Cisl ha calcolato che 1 istituto su 4 non riuscirà a riaprire regolarmente. Ogni regione ha i suoi problemi. Nel Lazio a preoccupare è la mancata consegna dei banchi monoposto, che in molte strutture ha impedito la definizione dei piani di sicurezza. Per ottemperare alle indicazioni del Comitato Tecnico Scientifico e mantenere il distanziamento tra gli alunni, mancano almeno mille aule. A Frosinone, Viterbo e Rieti, infatti, i ragazzi tornano in classe il 24 settembre. In Lombardia, invece, non ci sono gli insegnanti. Almeno 30mila, secondo la Flc Cgil. Vuote soprattutto le caselle di quelli di sostegno per gli alunni diversamente abili. Mentre in Liguria servono banchi e mascherine.

In molte scuole soltanto ieri è stato comunicato l'orario della settimana a ragazzi, perché sono appena cominciate le nomine dei supplenti, molti dei quali saranno chiamati in corsa per coprire la cronica carenza di insegnanti di ruolo, alla quale quest'anno si sono aggiunti problemi nella compilazione delle graduatorie da cui pescare e quelli dei professori che hanno accettato di sottoporsi ai test sierologici ed essendo risultati positivi non possono tornare in classe prima di avere un doppio tampone negativo. Di pochi giorno fa la notizia che almeno 13mila tra docenti e non docenti non saranno in classe questa mattina perché fermati dall'esito del sierologico. E in tempi di Covid è più che mai complicato coprire i buchi d'orario essendo impossibile accorpare le classi.

Dove non si può garantire un metro tra gli alunni, la mascherina si deve tenere anche al banco. Molti dirigenti scolastici però lamentano ritardi nella distribuzione delle protezioni «ministeriali». Ma il coordinatore del Cts Agostino Miozzo assicura che saranno disponibili a scuola tutte le mattine e che dai prossimi giorni la distribuzione sarà capillare e garantita. A parte in Piemonte, dove la Regione ha emanato un'ordinanza ad hoc che non è piaciuta al governo, la temperatura si misura a casa prima di uscire.

Per evitare di contagiare eventualmente qualcuno durante il tragitto verso scuola. Anche perché è stato stabilito che i bus possono viaggiare pieni per tragitti non superiori ai 15 minuti e all'80 per cento della capienza in quelli più lunghi. Con la mascherina, naturalmente.

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