Botta e risposta a suon di Che Guevara. L'effige del combattente infiamma la politica in regione Toscana, dove un consigliere del Pd è stato pizzicato ad esporre un manifesto del rivoluzionario comunista nel suo ufficio. E dopo lo scandalo esploso per la bandiera del II Reich tedesco esposta nella camera di un Carabiniere, non potevano mancare le polemiche.
Partiamo dal principio. Ieri il consigliere della Lega Nord, Jacopo Alberti, pubblica una foto sul suo profilo Facebook in cui si vede lo studio di un collega con l'effige del guerrigliero argentino. "Questo poster nell’ufficio di un consigliere regionale del Pd va bene?", si chiede ironicamente Alberti facendo riferimento alla vicenda della bandiera nazista nella caserma dei Carabinieri di Firenze. "Un fatto grave che pure noi condanniamo, ma abbiamo notato un altro simbolo non propriamente edificante - continua il legista sulla Nazione - fare bella mostra nell’ufficio del consigliere e presidente della Commissione Sanità, Stefano Scaramelli. Si tratta di un manifesto di Che Guevara, rivoluzionario e guerrigliero, non certamente esempio di libertà e democrazia. Non giustifichiamo l’emblema nella caserma Baldissera, ma neppure che un politico, in un palazzo pubblico, testimoni la sua ‘passione’ per un uomo quantomeno controverso".
Ovviamente il diretto interessato "rivendica" il simbolo "perché il Che è stato, per la mia generazione, il riferimento ideale della lotta a favore dei più deboli e degli ultimi". E con lui si schierano anche i colleghi piddini in maggioranza in Regione. Monia Monni, vicepresidente del gruppo PD, e Francesco Gazzetti sono andati a comprare dei poster simili a quelli di Scaramelli e li hanno affissi nei loro uffici. Poi si sono comprati delle magliette con la faccia del "Che" e hanno invitato per colazione il leghista Alberti per per "spiegargli che questi modi e queste modalità a noi proprio non piacciono". "Guevara - ha scritto su Fb la Monni - non è certo il simbolo oscuro del periodo più buio della storia contemporanea.
Il Che rappresenta per noi e per moltissime persone, non certo per Alberti, il simbolo dell'insofferenza nei confronti delle ingiustizie del mondo". Sarebbero altri, dunque, "i simboli che necessitano di condanne e censure, simboli che proprio in questi tempi cercano di riemergere in maniera inquietante".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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