Dopo la settimana di violenze per le strade di Dacca, in Bangladesh, dove migliaia di studenti sono scesi in strada per giorni per protestare contro il sistema di assegnazione dei posti di lavoro statali, la Corte Suprema del Bangladesh ha deciso di abbassare dal 30 per cento al 5 per cento la quota di assunzioni nella Pubblica Amministrazione riservate ai figli dei veterani della guerra di liberazione contro il Pakistan.
La reintroduzione delle quote aveva scatenato nel Paese violente proteste in quanto ritenuta uno stratagemma per assegnare gli incarichi statali più prestigiosi a persone vicine alla premier Sheikh Hasina, al potere da 15 anni. Nei durissimi scontri tra studenti e polizia hanno perso la vita 151 persone. I soldati hanno pattugliato per giorni le città di tutto il Bangladesh per sedare i crescenti disordini, con la polizia antisommossa che ha sparato proiettili veri contro i manifestanti che sfidavano il coprifuoco imposto dal governo. Una situazione esplosiva, su tutto il territorio nazionale, che ha spinto il primo ministro a cancellare i viaggi all'estero e a schierare l'esercito «a tutela dei civili». Il Dipartimento di Stato americano ha chiesto ai viaggiatori di non recarsi in Bangladesh a causa dei disordini civili in corso a Dakka, avvertendo che nei prossimi giorni saranno avviati i rimpatri di alcuni diplomatici e le loro famiglie e autorizzando la partenza volontaria dei dipendenti pubblici statunitensi «non essenziali» e dei loro familiari.
Ora l'annuncio del Procuratore Generale di Dacca di abbassare al 5 per cento la quota di assunzioni per arginare le violenze, con l'invito rivolto agli studenti dalla Corte Suprema a «tornare in classe». Finora la principale associazione studentesca che agitava le proteste aveva garantito che non avrebbe fermato le manifestazioni finché il governo non si fosse impegnato a prendere una decisione che accogliesse le loro istanze.
Con la sentenza della Corte il 93 per cento dei posti pubblici dovranno essere conferiti in base al merito, mentre solo il 5 per cento andrà ai familiari dei reduci della guerra di indipendenza contro il Pakistan del 1971 e il 2 per cento ad appartenenti a minoranze etniche o persone disabili.
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