Scatta l'ora dello «Steve Bannon Show». L'ex stratega di Donald Trump si è presentato ieri in tribunale per l'avvio del suo processo: è accusato di oltraggio al Congresso per essersi rifiutato di testimoniare davanti alla commissione d'inchiesta sull'assalto del 6 gennaio a Capitol Hill. Se condannato, rischia da un minimo di 30 giorni fino a un massimo di due anni di carcere. Giacca e camicia scure, pantalone grigio, Bannon ha salutato sorridendo la piccola folla radunata davanti al palazzo di Giustizia. «È una buona giornata», ha esordito ostentando sicurezza all'avvio di una settimana cruciale. Oltre al suo processo sono infatti attese giovedì nuove rivelazioni della commissione sul 6 gennaio che, in prima serata, fornirà agli americani un resoconto minuto per minuto di quello che Trump fece - e soprattutto non fece - durante l'insurrezione. Venerdì invece l'ex presidente si riprenderà la scena con un comizio in Arizona durante il quale sfiderà a distanza il suo ex numero due Mike Pence, in visita nello Stato nella stessa giornata. Per Bannon e Trump il processo è un banco di prova importante in vista soprattutto della possibile ricandidatura alla Casa Bianca dell'ex presidente nel 2024. Bannon ha cercato fino alla fine di evitare il processo. Ha addirittura fatto marcia indietro dicendosi disponibile a testimoniare davanti alla commissione del 6 gennaio per raccontare, in un'udienza pubblica e trasmessa in diretta, la sua verità. Ma il suo dietrofront è arrivato troppo tardi.
Ora deve difendersi davanti a una giuria e al giudice distrettuale nominato da Trump, Carl Nichols.Bannon ha sempre negato ogni responsabilità per l'attacco del 6 gennaio, pur vantandosi di essere «l'architetto ideologico» degli sforzi per ribaltare il risultato delle elezioni del 2020.
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