Il coronavirus è destinato a impattare negativamente sull'economia italiana. L'agenzia di rating S&P formulava una previsione: -9,9% di Pil nel 2020. Ma il nuovo stile di vita a cui dovranno adeguarsi gli italiani nella «fase 2» della graduale ripartenza, e probabilmente anche più a lungo termine, imporrà nuovi bisogni, facendo crescere altrettanti settori e inaugurando nuovi mestieri. Due le direttrici principali: da un lato il tema della sicurezza - in senso ampio, a partire da quello sanitario - e dall'altro quello della cosiddetta shut-in economy, letteralmente l'economia di chi è «chiuso in casa», che riguarda quei beni e servizi che ci permettono, e ci permetteranno, di uscire il meno possibile per contenere la diffusione del virus.
BARRIERE PROTETTIVE
Del filone della sicurezza fa parte tutto ciò che ci aiuterà a garantire il rispetto delle misure anti-contagio, in primis il distanziamento sociale. Le recenti cronache delle riconversioni industriali non riferiscono solo di aziende che si sono messe a produrre mascherine o indumenti per medici e infermieri: c'è anche chi - è il caso della brianzola Eurostands, che faceva allestimenti per fiere - ha deciso di reinventarsi realizzando quelle barriere protettive «parafiato» in plexiglass che potranno facilitare la riapertura di uffici, negozi e farmacie tutelando la salute di impiegati e clienti. Più in generale Marco Grumo, professore di Economia aziendale all'Università Cattolica del Sacro Cuore, prevede «un aumento della robotica nelle fabbriche», per ridurre i contatti tra i dipendenti, «e di tutto il business che riguarda le protezioni sanitarie e igieniche».
RIPENSARE L'ORGANIZZAZIONE
Le nuove regole di sicurezza imporranno dunque un cambiamento radicale nell'organizzazione del lavoro, come conferma Marco Leonardi, docente di Economia politica alla Statale di Milano. «Tutto dovrà essere ripensato - spiega - dai mezzi di trasporto ai turni in mensa, dagli ingressi scaglionati allo smart working fino alle catene di montaggio». Negli uffici, i diffusissimi open space potrebbero dover lasciare il posto a qualche divisorio in più. E questa riorganizzazione necessiterà di persone ad hoc che la studino e la mettano in pratica sulla base delle normative. «Si creeranno nuove professioni e nuove competenze in azienda - prosegue l'economista -. Lo si vede già in quelle realtà che, per prepararsi alla riapertura, stanno definendo con i sindacati dei protocolli appositi, in cui la riorganizzazione è centrale».
BOOM DI SERVIZI DIGITALI
Facile, invece, individuare il beneficiario numero uno del confinamento sociale: il digitale. Come sta già accadendo, a fiorire sono piattaforme e servizi, come il cloud, che abilitano il lavoro e l'educazione da casa. Sul fronte sanitario cresce la telemedicina, su quello dell'intrattenimento i videogiochi e i portali di streaming. L'attività nelle palestre e all'aperto sarà sostituita, almeno per un po', dall'acquisto di attrezzi e corsi per fare sport a casa. In compenso, ai movimenti limitati delle persone corrisponderanno maggiori spostamenti delle merci, con la possibilità sempre più diffusa di acquistare online. «Questo comporterà la riorganizzazione di tante filiere, come quella alimentare, e un capovolgimento delle priorità strategiche - spiega ancora Grumo -. Se finora i servizi virtuali sono stati una costola di quelli fisici, oggi i pesi potrebbero eguagliarsi, se non rovesciarsi».
Secondo Leonardi, tuttavia, il boom del commercio online non è da leggere come una perdita di posti di lavoro: serviranno anche qui nuove figure incaricate di gestire gli ordini e preparare le consegne. «Alcuni mestieri scenderanno e altri saliranno. E il saldo non deve essere per forza negativo».
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