Bassetti (Cei): "No a xenofobia e imprenditori della paura"

Il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei: "Bisogna dire no alla xenofobia, al rancore sociale e agli imprenditori della paura: dobbiamo unire l’Italia"

Bassetti (Cei): "No a xenofobia e imprenditori della paura"

Mentre lo scontro politico si fa sempre più aspro, con botte e risposte che lambiscono i gravi fatti di cronaca (vedi sparatoria di Macerata e non solo), i vescovi italiani si fanno sentire, prendendo una posizione abbastanza netta. "Bisogna dire no alla xenofobia, al rancore sociale e agli imprenditori della paura: "Dobbiamo unire l’Italia, ’ricucire' le nostre comunità - dice il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei - In nome di Dio invochiamo sobrietà, pace e dialogo".

Bassetti ha pronunciato queste parole durante il Pontificale di Sant’Agata, patrona di Catania. Evidente il riferimento ai fatti di Macerata. "Ieri, con la Chiesa italiana - ha ricordato il presidente della Cei - abbiamo celebrato la Giornata della Vita. Non posso non ricordare quanto avvenuto sabato scorso a Macerata: il terribile gesto di violenza è segno di un disagio sociale che nasce dall’insicurezza e dalla paura. Esso non può trovare giustificazione alcuna, né essere sottovalutato nella sua oggettiva gravità. Mentre ci chiniamo sulla vita nascente perché possa trovare accoglienza e sostegno - ha aggiunto il cardinale - dobbiamo fare ogni sforzo per custodire la qualità della vita delle nostre città, favorendo inclusione e sicurezza".

Il presidente della Conferenza episcopale italiana tocca anche un altro tema importante connesso alla politica, quello dell'onestà e del bene comune. "L’aria paganeggiante che spesso respiriamo ci invita, a volte anche in maniera pressante, a incensare e venerare i vari dei del pantheon odierno, tra i quali il nostro io. Ciò significa perdere la libertà e divenire schiavi di idoli che ci illudono di renderci felici mentre, lentamente, ci strappano dalle nostre radici cristiane, rendendoci deboli, fragili e soli. Cedere dinanzi alle lusinghe del mondo - ha spiegato - vuole dire, pian piano, rinunciare a valori sacri, come l’amore per la vita, l’amore per la giustizia e, in particolar modo, il valore dell’onestà, sommerso spesso sotto la coltre della illegalità. Papa Francesco, sin dall’inizio del suo pontificato, non ha lasciato spazio ad alcun fraintendimento su questo tema e ci ha invitato a rafforzare i legami sociali e a realizzare il bene comune".

"Questa piaga sociale, come altre derive - ha detto il cardinale - non si può curare soltanto con l’intervento della giustizia. L’onestà prima di tutto nasce dal cuore. Se nel nostro intimo non abita quell’amore per il bene e per i fratelli, non abbiamo compreso il messaggio cristiano e il martirio di Agata non ci dice molto. Si è disposti al sacrificio solo se si ha un cuore ricco di fede e di amore». «E questo - ha concluso - riguarda anche le giovani generazioni in balia di una società ormai priva di punti di riferimento come la famiglia, l’educazione, il lavoro.

I giovani sono molto spesso lasciati soli; persi in quel mondo virtuale che si costruiscono: mondo ingannevole e privo di senso. Il malessere - ha rilevato il presidente della Cei - spesso sfocia in rabbia e violenza e le periferie esistenziali sono lo scenario opaco di tanta solitudine".

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