«Da sempre, nella storia, il rapporto tra politica e giustizia è stato difficile. Basta ricordare i casi di ostracismo nell'Atene del V secolo a. C. che erano un modo giustizialista di risolvere i problemi della politica». Il costituzionalista Alfonso Celotto interviene così sulla lettera scritta da Marina Berlusconi sul Giornale.
Professore, quanto ha inciso la figura di Silvio Berlusconi nello scontro tra magistratura e politica?
«Da Tangentopoli in poi si sono molto acuite le polemiche tra politica e giustizia anche perché la figura di Berlusconi è stata divisiva. Basti pensare che, quando ho scritto un post sul lutto nazionale e i funerali di Stato per Berlusconi sono nate tante polemiche. Quando, 15 giorni dopo, ho fatto il post sul lutto nazionale e i funerali di Stato per Forlani, la discussione è andata in maniera totalmente diversa. In generale, quindi, i rapporti tra giustizia e politica sono difficili soprattutto negli ultimi 30-40 anni e che Berlusconi è stato un elemento divisivo che ci ha reso come tifosi di calcio».
Cosa pensa delle indagini della procura di Firenze?
«Non mi permetto di commentare delle indagini in corso, ma in linea più generale posso dire che approvare un provvedimento come il lodo Alfano che prevedeva di creare uno scudo penale per le più alte cariche dello Stato, in via normale, sarebbe plausibile e legittimo. È una norma che esiste anche in Francia, ovviamente per reati comuni e non per i reati commessi nell'esercizio delle funzioni, e consentirebbe di sospendere i processi in corso e farli ripartire quando termina l'incarico».
Perché, oggi, c'è un clima più avvelenato di quando c'era Berlusconi?
«È una politica che non passa più attraverso i partiti che erano cinghie di trasmissione ed elementi di riequilibrio del gioco politico. Da quando non ci sono più i partiti il tema è diventato molto più diretto e violento e lo spirito politico sembra più quello dei tifosi di calcio, più di appartenenza e più polemico».
L'avviso di garanzia garantisce veramente gli indagati?
«Questo è un altro problema amplificato con gli attuali mezzi di comunicazione. Ormai i processi sono virtuali. Basta una notizia di reato e l'avviso di garanzia, che dovrebbe essere appunto una garanzia per l'indagato, diventa l'avvio di un processo mediatico, come nel caso del figlio del presidente La Russa. Il vero processo è quello online e in cui ciascuno di noi diventa giudice a favore o contro l'indagato».
Ma è plausibile che Berlusconi abbia scatenato morte e distruzione per agevolare la sua discesa in campo?
«Nell'epoca del fantacalcio ricostruzioni di questo tipo mi sembrano molto fantasiose. Aggiungo che anche Montesquieu nel saggio Lo spirito delle leggi dice che i poteri dello Stato sono due, mentre la magistratura è un ordine.
Montesquieu, infatti, quando immagina di limitare i poteri del re, si rende conto che una magistratura stabile può essere un potere troppo forte e, perciò, suggerisce che sia un ordine a tempo che non incida sugli altri poteri».
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