
Parla già da presidente Joe Biden. «Ascolterò tutti, lavorerò per chi ha votato per me e per chi non mi ha votato». La presidenza «è un ufficio della nazione che rappresenta tutti. Esige un dovere di diligenza per tutti gli americani e io mi occuperò di tutti gli americani». Il candidato democratico alla Casa Bianca parla alla nazione dal Delaware. Sono appena passate le 16, ora americana. Al suo fianco c'è la vice Kamala Harris. Pochi minuti in un discorso dal tono pacato ma solenne. Battuta dopo battuta, il leader democratico vuole marcare la differenza con Donald Trump in ogni dettaglio, senza mai nominare il presidente. Anche quando precisa, in netto contrasto con le parole del leader repubblicano: «Non sono qui per dire che abbiamo vinto». Eppure ci crede, dopo la rimonta arrivata in una giornata trascorsa sulle montagne russe dello spoglio. «Sembra che vinceremo e prenderemo più voti che mai». È il miracolo della democrazia americana, il tempio che Biden potrebbe presto amministrare: «Abbiamo dimostrato che la democrazia esiste in questa nazione» dove «più di 150 milioni di persone hanno votato», la prova «che il governo per le persone, delle persone esiste ancora». Ma «ogni voto deve essere contato. È la volontà del popolo e solo quella che determina chi sarà il presidente degli Stati Uniti». Lo sguardo di Biden è già rivolto al futuro, a una ritrovata unità della nazione. E Trump sembra già un brutto ricordo. «Avremo il tempo di abbassare i toni, di rispettarci, di unirci e ecco il concetto chiave di guarire come nazione». «Per andare avanti dobbiamo smettere di trattare i nostri avversari come nemici».
Per tutta la giornata Biden ha ripetuto al popolo democratico: «Abbiate fede, ci vorrà tempo, dobbiamo essere pazienti». Calma, cautela e ottimismo. «Sapevamo che sarebbe stata lunga», spiegava in mattinata, a rischio di apparire fuori contesto rispetto a uno spoglio sul filo e al clima surriscaldato che si respira negli Stati Uniti. Ma Biden sa che il tempo può essere dalla sua parte. Nonostante la batosta di inizio spoglio, quando è sfumato il sogno di una vittoria schiacciante su Trump, il candidato democratico ha capito che il suo momento può ancora arrivare. Che i voti per posta si conteranno nella giornata in alcuni Stati decisivi e che per la Pennsylvania bisognerà aspettare almeno fino a venerdì. «Ci vorrà tempo per contare, ma vinceremo».
Per questo decide di parlare solo dopo che i dati segnano un'inversione di tendenza più netta, seguita a una nottata invasa dagli spettri del 2000 e del 2016. Il sorpasso su Trump in Michigan c'è stato, anche se di misura. Biden ha preso il Wisconsin per un soffio, con il 49,6% contro il 48,9% di Trump. Il presidente denuncia irregolarità, chiede il riconteggio e lo stop allo spoglio in Michigan. Eppure Biden sa che si può e si deve sperare. All'appello negli Stati-chiave mancano i voti per posta, il suo asso nella manica. È il momento di scacciare i vecchi fantasmi. Che pure lo inseguono senza tregua.
Come quattro anni fa con Hillary Clinton, la vittoria netta in cui i democratici speravano e che molti sondaggisti avevano previsto non c'è. Nonostante Biden sia andato forte nel voto popolare, come la Clinton nel 2016. Joe «il moderato» è riuscito a battere il record di 69.498.516 voti popolari raggiunti da Obama nel 2008 e diventerà con molta probabilità il candidato più votato della storia. La sua calma, i suoi appelli all'unità, hanno evidentemente fatto breccia in molti americani. Eppure come nel 2000, il rischio che si arrivi a riconteggi, contestazioni e sentenze diventa certezza quando Trump minaccia di rivolgersi alla Corte Suprema nel discorso che pronuncia già nella notte americana, per attribuirsi una vittoria che non ha. È lo spettro del duello Bush-Gore che aprì la Casa Bianca a George W. A cui si aggiunge la possibilità che Biden diventi il primo presidente in 32 anni a non avere maggioranza in Senato una volta eletto. Eppure lui sembra fiducioso.
Ora dopo ora, le sicurezze di Trump vacillano e l'ottimismo di Biden prende quota. «Non decide Trump chi vince, ma il voto». La moglie Jill ne è convinta: «Con Biden gli americani potranno leggere il giornale e non arrabbiarsi».
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