La battaglia di Salvini "Una lobby del silenzio sui cinque referendum"

Matteo in campo in vista del voto di giugno. Cartabia vuole il sì in Senato senza modifiche

La battaglia di Salvini "Una lobby del silenzio sui cinque referendum"

Il 12 giugno si avvicina, con le amministrative e i cinque referendum sulla giustizia. A rilanciare il tema la Lega, che con i radicali ha presentato i quesiti. I tempi dei referendum si intersecano però con l'approvazione della riforma della giustizia in Senato, che da alcuni segnali della scorsa settimana sembra che la Lega voglia rallentare, e con le elezioni del nuovo Consiglio superiore della magistratura, previste per fine luglio. Anche per questo la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha chiesto che il Senato approvi il testo già votato dalla Camera entro la fine del mese, così che ci sia il tempo per gli adempimenti necessari affinché il nuovo Csm sia eletto secondo le nuove norme.

La Lega è però decisa a combattere sulla giustizia soprattutto a colpi di referendum: non è d'accordo sui tempi e ha dato segnali controversi, legati più all'intenzione politica di cavalcare i referendum che al merito. Più morbida la posizione di Forza Italia, che resta ovviamente favorevole ai referendum.

Il segretario Matteo Salvini parla di «occasione storica» e azzarda che ci sia «una lobby del silenzio della politica, del giornalismo, di certa magistratura», nonostante «la certezza di tutti, da destra, sinistra, che la giustizia in Italia non è competitiva». Tre persone al giorno, mille persone l'anno - sono i dati citati dal segretario della Lega - vengono arrestate ogni giorno senza motivo. Sono i referendum, per Salvini «la via per retta» per costruire «un modello giudiziario più moderno» durante il prossimo governo.

Forza Italia è disponibile a votare in Senato lo stesso testo della Camera, garantendo una velocità di approvazione in Senato. «Se ci sono modifiche - ricorda Pierantonio Zanettin, capogruppo azzurro della commissione Giustizia alla Camera - è inevitabile che ci saranno ritardi perché il testo tornerà alla Camera». Zanettin assicura che il partito è soddisfatto «perché sono state accolte le principali richieste» di Fi. Lui medesimo è estensore degli emendamenti sulla separazione delle funzioni tra Pm e giudici e sullo stop alle porte girevoli tra politica e magistratura, oltre che del sostegno al voto degli avvocati nei consigli giudiziari sulle valutazioni di professionalità dei magistrati.

Molte novità per la giustizia sono infatti già arrivate con la riforma Cartabia, contro la quale l'Anm ha proclamato uno sciopero dei magistrati per il 16 maggio. Una volta che il sì alla legge arriverà anche al Senato, sarà la Corte Costituzionale a decidere se le modifiche andranno a incidere sostanzialmente sui cinque quesiti referendari e se quindi uno o più di essi non saranno celebrati.

Cartabia, da ex presidente della Consulta, ha dato rassicurazioni su uno dei temi più caldi e cioè che nonostante l'approvazione della riforma, che permette un solo passaggio dalla magistratura referente a quella giudicante o viceversa nei primi dieci anni di carriera, questo non dovrebbe incidere sul quesito referendario, che è più ampio perché esclude del tutto ogni passaggio. Ne è persuaso Zanettin: «Sono convinto che la riforma Cartabia non sia tale da escludere il referendum sulla separazione delle carriere. È una questione importante che abbiamo definito con la ministra.

Lo stesso discorso dovrebbe valere per gli altri quesiti». In ballo anche la minore possibilità di ricorso alla carcerazione preventiva, la limitazione all'incandidabilità e al divieto di ricoprire cariche istituzionali per i condannati.

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