Grazie al «Giornale», i malati di tumore renale in cura al Sant'Orsola di Bologna potranno continuare la vaccinoterapia, cura sperimentale autorizzata. Come avevamo raccontato il 15 luglio scorso, il comitato etico dell'ospedale aveva fissato la fine della sperimentazione il 30 giugno. Cioè deciso lo stop del reclutamento di nuovi pazienti e il blocco delle cure per i malati di cancro. E fa niente se con quel vaccino i pazienti non avevano più le metastasi, la sperimentazione si doveva concludere.
«Un provvedimento inspiegabile - denunciò il figlio di un paziente -, mio padre aveva ottenuto enormi benefici da questa terapia. Ha iniziato l'immunovaccinoterapia nell'aprile 2013 e, con gradualità, ha potuto riprendere una vita normale. Le Tac, fatte a cadenza di tre mesi, dimostrano la remissione progressiva dei secondarismi ossei e polmonari». Dopo gli articoli apparsi sul nostro quotidiano e un ricorso d'urgenza presentato da 25 malati, l'ospedale ha ammorbidito la sua posizione. Pur non somministrando la cura a nuovi pazienti, chi ha iniziato la terapia potrà proseguirla fino all'ottobre 2016. Dopo di che, il Sant'Orsola, si riserverà di valutare, «caso per caso, se vi siano i presupposti per proseguire la vaccinoterapia», così spiega il direttore sanitario Mario Cavalli.
Per questi motivi, il giudice, a cui si erano rivolti i pazienti, aveva dichiarato il 30 luglio «che sono decaduti i motivi dell'urgenza» e fissato una seconda convocazione per settembre. Per i malati si tratta in realtà di una vittoria apparente. «Molte questioni sono ancora da chiarire. Cosa succederà dopo l'ottobre 2016? È legittimo che l'ospedale decida a scoppio ritardato se farci proseguire o meno una terapia che ci sta dando significativi miglioramenti?». L'immunovaccinoterapia era stata autorizzata 8 anni fa dalla stessa azienda (quando la dirigevano altre persone, ndr), oltre che da Aifa e Istituto superiore di sanità. «Nelle nostre condizioni non possiamo affrontare un periodo di tempo senza cure, i mesi che servirebbero al comitato etico per rivalutare il caso», lamentano i pazienti.
La storia dell'immunovaccinoterapia a Bologna inizia nel 1998. In quell'anno parte una sperimentazione su 161 malati di tumore al rene metastatico, c'è il gruppo di controllo (130 pazienti ricevono solo l'immunoterapia, 31 sono curati anche col vaccino ricavato da cellule tumorali) c'è il lavoro conclusivo che appare sulla rivista scientifica «Folia Biologica». Il resoconto di 8 anni di trattamento, fino al 2006, mette in evidenza che la media di sopravvivenza dei pazienti trattati anche con vaccino è di 18,9 mesi (contro 12,2 del gruppo di controllo). Qualche malato trattato con vaccino è tuttora in vita.
Nel 2006 inizia la fase «tre» della sperimentazione, quella che si vuole ora bloccare, con l'accordo di Aifa e Istituto superiore di sanità (oltre che del comitato etico di allora): ci si prefigge di indagare se il vaccino ricavato da linee cellulari di laboratorio funzioni come quello ottenuto dalle cellule tumorali dei pazienti (queste ultime hanno il limite di non essere sempre disponibili). Il vaccino, modificato geneticamente, è realizzato in un impianto autorizzato dell'ospedale. Ricerca e sperimentazione sono state possibili grazie a fondi ospedalieri e donazioni.
In questa terza fase avrebbero dovuto essere «testati» 200 pazienti, ma a causa dell'entrata in commercio di nuovi farmaci anti-angiogenetici con l'indicazione per il tumore renale metastatico, il reclutamento è stato ridotto a un'ottantina di pazienti. «La qualità della vita dei malati vaccinati? Migliorata in modo inaspettato», ha spiegato il legale che ha presentato i ricorsi, Ugo Ruffolo. «Ci sono persone a cui erano stati dati pochi mesi di vita». Il direttore dell'ospedale vorrebbe concludere la sperimentazione per vedere i risultati pubblicati. Per contro l'avvocato replica che i «risultati si possono continuare a raccogliere senza condannare a morte i pazienti».
Non solo: «Come ci sono stati pazienti che hanno scelto di abbandonare il vaccino preferendovi i farmaci e altri che continuano a curarsi con entrambi, occorre rispettare il diritto del paziente a proseguire la terapia iniziata e prescelta». Già, sembrerebbe scontato, ma non lo è.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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