«Born to ride»: è il titolo di un suo programma televisivo, di gran successo, su Mediaset, ed è il senso della sua vita. «Nato per cavalcare una moto». Vera o metaforica, non cambia. Roberto Parodi ha 61 anni, ex dirigente di banche estere, giornalista, scrittore. Ultimo libro «Facciamoci riconoscere». Un incredibile successo sui social. Per lui il woke è come l'acqua per i gatti.
Lei ha detto: non chiamatemi influencer...
«No, no, quella è roba per sgallettati».
E allora come si definisce?
«Un creatore di contenuti».
Ha una idiosincrasia al politicamente corretto. Cosa rappresenta il politicamente corretto?
«Un conformismo di pensiero che ha una potenza molto superiore a quella che dovrebbe avere. Viene letto come una nuova filosofia di vita e non lo è. Però molte grandi aziende lo hanno fatto proprio. E sul web è diventato una imposizione».
Ma è folclore?
«Macché! All'inizio sì, lo prendevamo in giro: la sindaca, l'asterisco, la ministra. Ma ora c'è poco da ridere. A me è capitato di venire bannato sui social per dei video scorretti. E poi accadono cose tremende. In America è successo che si è proibito ai giovani di leggere certi libri e quei libri sono stati tolti dalle librerie».
Perché si demonizza il maschio?
«Il maschio bianco, eterosessuale. Ha la sfortuna di essere erede di un maschio che fino agli anni 60 aveva davvero esercitato il patriarcato. Poi c'è stato il femminismo che però ha tirato troppo la palla a sfavore del maschio. Oggi, appena c'è un delitto in cui muore una donna si demonizzano tutti i maschi. Renga addirittura ha chiesto scusa di essere maschio. Si arriva al paradosso».
Ma la donna non è più oppressa?
«In alcuni luoghi del Sud, fortunatamente pochi, puoi trovare l'oppressione esercitata dai maschi. Chissà perché, però, se la esercitano i maschi musulmani va tutto bene».
Sempre politically correct?
«Sai, tutto questo noi lo prendiamo dalla cultura anglosassone. Ma lì la nostra storia è tutta diversa dalla loro».
Cioè?
«Pensa che in America, fino alla metà degli anni sessanta metà degli Stati del Sud erano segregazionisti. I neri non potevano iscriversi all'università. Negli autobus non potevano sedersi nei posti dei bianchi. Nei bar non potevano andare al bagno dei bianchi».
Ma in Europa non era così...
«Francia e Inghilterra dal '500 si sono divise l'Africa e anche l'Asia».
Tutto questo negli anni 2000 è diventato complesso di colpa. Ragionevole?
«Io posso anche capire che un americano che viene da una famiglia di schiavisti oggi si senta in colpa. Perché quella piantagione che lo ha fatto nascere ricco, e che ha ereditato, gliel'hanno costruita gli schiavi. Ma noi? Non abbiamo mai schiavizzato nessuno».
Dicono gli studenti nelle nostre università: noi dobbiamo restituire agli africani
«Ma restituire che? Si son presi tutto i francesi, gli inglesi e gli americani, noi zero».
Bisogna occuparsi dell'integrazione.
«Scrivi così: l'integrazione è una c... La maggior parte dei nostri immigrati sono musulmani. Non vogliono integrarsi. Vengono da noi perché ci vedono come vacche da mungere. E si arrabbiano se trovano in mensa il maiale».
Lei dice che alla sinistra stanno sulle palle gli italiani...
«Le grandi battaglie della sinistra sono battaglie che riguardano una piccola minoranza. I carcerati, gli Lgbtq, i migranti, gli occupanti di case. Tutto bene, figurati. Ma poi c'è il 95 per cento della popolazione che pensa ad altro. La sinistra invece si è fissata su questi temi e la gente ha capito che la sinistra non la tutela più».
So che le stanno molto simpatiche le bici e ama l'elettrico...
(ride). «Si, come no? Le manie della sinistra. Ma io dico: ma ne imbroccasse una!».
Ma lei ha l'ossessione della sinistra!
«No. Ma lasciamo che decida il mercato. La mano invisibile di Smith. Ad agosto crollo del 40 per cento. Le aziende che ci avevano puntato chiudono. Non mettiamo norme e obblighi».
Lei è di destra?
«Io sono un libero pensatore. Ho origini conservatrici. Ma moderate. Io sono per la libertà sessuale assoluta. Trump è contrario all'aborto. Io certamente non lo sono».
Il dilagare della destra porta un rischio fascismo, dicono.
«Ma no. È una putt... Non lo credono neanche Travaglio e Cacciari».
Perché la sinistra insiste sul rischio fascismo?
«Perché è una delle poche cose che ancora toccano il nervo della sinistra».
Che opinione ha su Giorgia Meloni?
«Positivissima. È una donna che ha tirato fuori due maroni pazzeschi. La sinistra dovrebbe riconoscerlo. È una donna e una statista rispettata ovunque. Sbarchi diminuiti, Pil in aumento, sale l'occupazione. Che puoi dirle?».
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