Di Battista sferza Di Maio: "Uomo di potere, tra un po' limona con Rosato"

L'ex 5 Stelle a muso duro contro il ministro degli Esteri: "Pensa alla prosecuzione della sua carriera politica". E chiude al ritorno nel M5S: "Non trovo nessuna ragione"

Di Battista sferza Di Maio: "Uomo di potere, tra un po' limona con Rosato"

Sembrava essere una fratellanza politica che aveva alla base un'intesa e un rapporto di stima reciproca ben saldi, ma è bastato davvero poco per far emergere le distanze siderali tra Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio. Il primo ancora anti-sistema e alla ricerca di uno spazio politico per condurre altre battaglie contro il palazzo; il secondo molto più istituzionalizzato e con gli occhi che iniziano a guardare al centro. E così alla fine quel legame indistruttibile si è rivelato essere un gracile filo. A tuonare duramente è stato ancora una volta Di Battista, che già da diversi giorni non risparmia forti attacchi al ministro degli Esteri.

Dibba attacca Di Maio

L'ex parlamentare del Movimento 5 Stelle, intervistato da Accordi&Disaccordi sul Nove, senza giri di parole ha dipinto Di Maio come "uomo di establishment, uomo di potere". Dunque ora è diventato una figura di sistema che "pensa alla prosecuzione della sua carriera politica, a come collocare se stesso e anche il Movimento". Non si può scordare la bandiera del limite del doppio mandato che veniva esibita come schiaffo al potere. Una metamorfosi che a suo giudizio aggrada giornali come La Repubblica: "Un tempo veniva sbeffeggiato, veniva considerato il 'bibitaro'. Ora è Luigi il sommelier".

Di Battista però dubita che nelle intenzioni di Di Maio ci sia quella di abbandonare il M5S per creare una sua creatura politica autonoma: l'ex attivista grillino si dice convinto del fatto che in realtà il ministro degli Esteri voglia restare all'interno del Movimento per "spostarlo sempre più al centro". E si è lasciato andare a un'iperbole ironica per segnare quanto sia mutata nel tempo la linea politica di Di Maio: "Riceve Confalonieri, dà le pacche sulle spalle a Casini, tra un po' si limona Rosato in Aula...".

"No al ritorno nel M5S"

L'ex 5 Stelle nei mesi scorsi aveva lasciato aperta la porta per un suo possibile ritorno, considerato anche l'apprezzamento umano verso Giuseppe Conte. Aveva indicato l'uscita dal governo Draghi come la condizione imprescindibile per valutare un nuovo ingresso nella galassia grillina, invitando gli ex colleghi a sfilarsi dall'esecutivo appena possibile e non a ridosso della fine della legislatura nel 2023.

In questo anno di governo guidato da Mario Draghi però non sono passate inosservate vicende di un certo peso politico: l'ok dei 5S alla riforma Cartabia, una serie di modifiche al reddito di cittadinanza, le clamorose sconfitte alle elezioni amministrative, il sostegno giurato all'esecutivo e infine il Mattarella bis. Un accumulo di passi falsi e dietrofront che hanno spinto Di Battista a sbarrare la strada per un suo ritorno: "Non trovo nessuna ragione per tornare nel Movimento 5 Stelle. Torno per fare cosa?". Eppure un piccolissimo spiraglio c'è ancora, nel caso in cui Conte gli dovesse chiedere una mano per le elezioni politiche del 2023: "Dipende dai programmi".

Pur immaginando un suo clamoroso ritorno nel Movimento, appare subito evidente una contraddizione che non può trovare un punto di incontro: mentre Conte lavora a un'alleanza progressista con Partito democratico e Liberi e uguali in vista del ritorno alle urne, Di Battista mette in allerta gli ex compagni pentastellati sui rapporti con il Pd. Lo storico attivista 5S infatti ha tuonato contro Enrico Letta: "Non mi fiderei mai del Pd, starei molto attento a Letta".

Nei suoi confronti ha avanzato un sospetto: "Non stia lavorando per prendersi Forza Italia, costruire un campo largo, fottere Salvini e Meloni e costruire insieme a Renzi un discorso estremamente draghiano? Il governo Draghi per me ancora non c'è: deve arrivare nel 2023".

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