Cesare Battisti è stato trasferito dal carcere di Oristano, ma non a Roma o Milano dove avrebbe voluto scontare la sua pena in un regine detentivo più lieve, come aveva chiesto. L'ex terrorista dei Pac, condannato all'ergastolo per l'omicidio di quattro persone, è arrivato ieri in Calabria, nel penitenziario di Rossano, in provincia di Cosenza. La sua cella è nel reparto di alta sicurezza 2, lo stesso che ospita i più pericolosi terroristi islamici. Adesso sarò sottoposto a 14 giorni di quarantena anti-Covid, dopo non sarà in isolamento e potrà trascorrere il tempo della socialità con i terroristi islamici.
Era stato il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, con il parere conforme della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, a respingere la richiesta dei legali di Battisti di trasferirlo in un carcere meno duro. «Un penitenziario ancora più irraggiungibile per i familiari», commenta il suo avvocato, Davide Steccanella, mentre l'altro legale, Gianfranco Sollai, ieri non sapeva nulla del trasferimento. «Noto che i media godono del privilegio di risposte che a me, in qualità di legale, non è mai stata data in tutti questi mesi, rendendo di fatto impossibile qualsiasi impugnazione. Io sono un avvocato e ho più volte scritto istanze formali al Dap e al ministero. La stampa ha accesso a istanze a cui la difesa non ha accesso», polemizza Steccanella.
Negli giorni scorsi, l'ex terrorista aveva annunciato di aver iniziato uno sciopero totale della fame per denunciare che si sentiva un «prigioniero politico», vittima di una «vendetta dello Stato a distanza di 40 anni dalle contraddizioni sociali».
«Secondo Battisti lo Stato gli starebbe facendo la guerra, tenendolo in galera a 40 anni dagli assassinii di cui è responsabile. Lo avremmo voluto dietro le sbarre prima, ma è scappato da vigliacco qual è. Il suo trasferimento nel carcere di Rossano nella bolgia dei dannati per terrorismo è un segnale di giustizia e civiltà che fa onore al nostro Paese.
Tra i suoi pari Battisti potrà riprendere comodamente lo sciopero della fame per rivendicare il diritto a massacrare dei poveri inermi senza renderne conto alla giustizia», commenta Maria Cristina Caretta, deputata di Fratelli d'Italia.
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