Alla fine l'Agcom ha dato una bacchettata a viale Mazzini e alle tv: «La Rai e tutti i fornitori di servizi garantiscano un'adeguata copertura informativa sui referendum per offrire ai cittadini un'informazione corretta, imparziale e completa sui quesiti».
Un richiamo che non ha cambiato la sostanza delle cose: le tv, Rai in testa, hanno oscurato i referendum e gli italiani, complice il caldo estivo e la fine delle scuole, li hanno snobbati. Formalmente le regole sono state rispettate e l'Agcom si è limitata ad un richiamo, ma in sostanza i cinque referendum sono spariti dal dibattito e dai talk show, e sono entrati solo nelle finestre informative ad hoc. Insomma, come ha detto Giovanni Minoli, volto storico della televisione italiana in un'intervista al Giornale, «la Rai ha fatto il compitino dedicando al tema della giustizia servizi noiosissimi», ma non è così che doveva essere sostenuto il dibattito; si è persa un'occasione per raccontare le storie drammatiche delle vittime della giustizia - si stima che trentamila innocenti sia finiti in cella per errore dal 1990 al 2020, ma è un calcolo approssimativo - e in questo modo l'opinione pubblica non ha colto il significato politico del voto.
Il tentativo di riformare un sistema che non funziona, dominato dalle correnti e attraversato da scandali, un sistema farraginoso che purtroppo non riesce a dare risposte in tempi ragionevoli.Tutto questo è arrivato poco e male agli italiani: in tv c'era la guerra, la giustizia è rimasta in un angolo.
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