"Bergamini narcotizzato e soffocato". L'ex fidanzata a giudizio per omicidio

Svolta a 32 anni di distanza sulla fine del giocatore del Cosenza

"Bergamini narcotizzato e soffocato". L'ex fidanzata a giudizio per omicidio

L'orologio integro, i vestiti non lacerati e i calzini tesi sulla caviglia. Che la morte del calciatore Denis Bergamini, 27 anni, non fosse suicidio era apparso evidente giù da subito. La famiglia e gli amici del centrocampista del Cosenza non avevano mai creduto che il giovane, con un futuro brillante davanti, abbia mai avuto l'intenzione di togliersi la vita.

Ieri, a distanza di 32 anni, e dopo più di tre ore di udienza preliminare e quasi due ore di camera di consiglio, il Gup del Tribunale di Castrovillari (Cs) Lelio Festa, ha rinviato a giudizio Isabella Internò. La donna, oggi 52enne, è l'ex fidanzata del calciatore morto il 18 novembre del 1989, in circostanze mai chiarite, sulla strada statale 106 jonica, nei pressi di Roseto Capo Spulico (Cs).

In prima battuta sembrava che fosse stato il calciatore a togliersi la vita, gettandosi sotto un autocarro, che l'avrebbe inevitabilmente travolto e ucciso. A spingerlo al folle gesto implicazioni nel mondo della droga e della malavita. Ma la dinamica era apparsa dubbia. Bergamini, infatti, non era stato trascinato dal mezzo pesante e non era finito totalmente sotto le ruote. Sul volto, poi, nemmeno un graffio.

Solo la determinazione della famiglia, decisa a trovare la verità, ha permesso la riapertura del caso. Il corpo del calciatore, inspiegabilmente, venne riesumato solo un mese e mezzo dopo la morte per l'autopsia. Isabella Internò, del resto, continuava a giurare che quel tragico giorno vide Bergamini fermare la Maserati bianca e tuffarsi sotto il camion carico di mandarini, guidato da Raffele Pisano, che poco dopo veniva assolto. Ma a distanza di così tanto tempo e dopo una guerra che sembrava combattuta contro i mulini a vento, puntellata di vicende giudiziarie talvolta inspiegabili, la famiglia della vittima brinda per la decisione del gup Festa, che ha accolto la richiesta del pm Luca Primicerio. La Internò dovrà comparire in aula il 25 ottobre per concorso in omicidio aggravato dalla premeditazione e dai motivi futili. In aula ieri lei non c'era e neanche la sorella di Bergamini, Donata, che non si è mai arresa. Nel corso dell'udienza, l'avvocato Angelo Pugliese, aveva chiesto il non luogo a procedere per la sua assistita. Ma secondo il magistrato, la donna all'epoca diciannovenne, avrebbe ucciso l'ex fidanzato per punirlo per aver interrotto il loro rapporto. L'avrebbe narcotizzato e soffocato, buttandolo poi sotto al camion per simulare l'incidente. A provocarne la morte, perciò, non è stato il presunto impatto con il mezzo, ma un'asfissia.

«Il giudice ha accolto tutte le nostre tesi, mi spiace che non ci sia Donata ma ce l'abbiamo fatta» ha commentato il legale della famiglia Bergamini, Fabio Anselmo, ringraziando il procuratore capo di Castrovillari del 1989, Ottavio Abbate, ma anche il procuratore Eugenio Facciolla e il sostituto Luca Primicerio. «È servita grande determinazione - conclude -. Col processo avremmo l'opportunità di arrivare alla verità, oggi non è stata condannata la Internò ma oggi abbiamo ottenuto un processo che sembrava non si volesse fare».

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