«Abbiamo fatto molto, dieci aumenti dei tassi, 400 punti base partendo da meno di zero. È molta strada. Adesso dobbiamo valutare gli impatti degli aumenti dei tassi di interesse, credo sia meglio aspettare nuovi dati e poi vedremo». È quanto ha spiegato il presidente della Bundesbank, Joachim Nagel, ai microfoni di Class Cnbc a margine dei lavori dell'Fmi a Marrakech in Marocco. Si tratta di un'apertura inattesa da parte di uno dei «falchi» dell'austerity in Europa. L'apertura di un nuovo fronte di guerra in Medioriente sta evidentemente suggerendo anche alla Germania di rallentare il ritmo dei rialzi, fino a pochi giorni fa non escluso dalla componente tedesca del direttivo Bce, Isabel Schnabel. «La bestia dell'inflazione è ancora presente ma in una certa misura l'abbiamo domata. Stiamo andando nella giusta direzione anche se siamo ancora lontani dal target ma non parliamo più di rialzi dei prezzi in doppia cifra», ha sottolineato Nagel che ha aperto al rallentamento dei rialzi visto che il tasso principale dell'Eurozona è giunto al 4,5%.
Di parere opposto l'opinione della Fed, secondo la quale sarebbe «appropriato» un altro rialzo dei tassi.
Sebbene il parere risalga a tre settimane fa, vale la pena di sottolineare che è contenuto nei verbali - resi noti ieri - relativi all'incontro del 19-20 settembre del Fomc, l'organismo della Fed responsabile della politica monetaria negli Usa. In quell'occasione, i banchieri della Fed avevano però deciso di mantenere i tassi d'interesse al 5,25%-5,50%.
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