Da Berlino a Parigi, vento di destra in Europa. Ma non si farà il gruppo unico tra Ecr e Id

Buxadé (Vox): "Fusione difficile. Ma sì a un'alleanza politica". Chrupalla (Afd) contro Meloni: noi non ci "melonizzeremo"

Da Berlino a Parigi, vento di destra in Europa. Ma non si farà il gruppo unico tra Ecr e Id
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Mancano esattamente sei giorni all'apertura dei primi seggi per le elezioni Europee (inizia l'Olanda il 6 giugno, seguono Irlanda e Repubblica Ceca il 7 e tra l'8 e il 9 giugno tutti gli altri) e su l'Ue continua a soffiare un vento di destra. Certo, per la nomina del prossimo presidente della Commissione sarà ancora una volta necessario un asse tra Ppe e S&D (che con i liberali di Renew diedero vita cinque anni fa alla cosiddetta «maggioranza Ursula») perché tutti i sondaggi concordano sul fatto che senza i primi due gruppi - popolari e socialisti - è aritmeticamente impossibile trovare una quadra. Senza considerare che il nome del successore di von der Leyen deve avere il gradimento di almeno la metà dei Paesi che rappresentino il 65% della popolazione. Insomma, quasi impossibile che i due più popolosi (la Germania guidata dal socialista Olaf Scholz con 83 milioni e la Francia del liberale Emmanuel Macron con 65 milioni) restino a guardare.

Fatta questa doverosa premessa, non c'è però dubbio che il prossimo Parlamento Ue sarà caratterizzato da una presenza di partiti di destra senza precedenti. Anche e soprattutto nei Paesi più popolosi e che dunque hanno proporzionalmente diritto a un maggior numero di seggi. A partire proprio dalla Germania dove, stando agli ultimi sondaggi noti, i popolari della Cdu-Csu navigano intorno al 30% e sono destinati ad essere il partito più numeroso dell'Eurocamera. Seguiti però non dalla Spd di Scholz, ma dai cripto-nazisti di Afd che con il 17% sarebbero al secondo gradino del podio tedesco. Non c'è invece partita in Francia, dove il Rasselmblement national di Marine Le Pen sarà ampiamente primo partito: con il 30% sarebbe quasi vicina a doppiare il Renaissance di Macron, fermo intorno al 18%. Terzo Paese per abitanti (60 milioni) è l'Italia. E anche qui i Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni sono destinati ad essere primo partito. Segue la Spagna (46 milioni), dove - unico dei grandi Paesi Ue - la destra corre decisamente meno: il Pp è ampiamente primo, il Psoe secondo e Vox si fermerebbe intorno al 10%. Si passa alla Polonia (37 milioni), dove la destra del Pis del premier uscente Mateusz Morawiecki naviga intorno al 30% e si contende il primo posto con la Coalizione civica dell'attuale primo ministro, il popolare Donald Tusk. Si potrebbe continuare citando il Pvv di Geert Wilders che nei Paesi Bassi è dato sopra il 30%, i belgi dell'estrema destra fiamminga di Vlaams Belang che nelle Fiandre navigano anch'essi sul 30 o gli ungheresi del Fidesz del premier Viktor Orbán, dati sì in calo di oltre 5 punti ma comunque al 45%.

Insomma, a meno di una clamorosa cantonata europea di tutti gli istituti di sondaggi, è evidente che l'asse dell'Eurocamera si sposterà a destra. Che resta però divisa tra due diverse famiglie politiche: i conservatori di Ecr e i populisti di Id. Dopo l'espulsione di Afd da Identità e democrazia, peraltro, potrebbero perfino diventare tre, con Alternative für Deutschland a fare da catalizzatore dell'area di ultra destra (gli austriaci del Fpö, gli estoni di Ekre o i danesi di Df). Che non ha affatto buon rapporti con né con Ecr, né con Id. Basti pensare che qualche giorno fa, il leader di Afd, Tino Chrupalla, è tornato ad attaccare Meloni colpevole di «aver difeso più immigrazione e più armi all'Ucraina». «Da noi questa melonizzazione non avverrà», ha detto alla conferenza regionale del partito in Sassonia.

Tra Ecr e Id, invece, è certamente in corso un avvicinamento. Ma è esclusa la convergenza in un unico gruppo auspicata da Le Pen se persino Jorge Buxadé, uno dei leader di Vox, ha parlato di eventualità «molto difficile» sebbene «il nostro sia il partito che più si è impegnato per unire i due gruppi».

Si lavora, invece, a quella che Buxadé definisce una «alleanza politica» tra «forze conservatrici, patriottiche e identitarie» basata su «cinque punti»: sovranità statale, riforma dei trattati dell'Unione, lotta all'immigrazione, energia e abrogazione del Green deal. È su questi fronti che nella futura Eurocamera (dove le maggioranze sono variabili) immaginano di fare asse Ecr e Id.

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