Puntuale come l'ora legale arriva il nuovo libro di Bruno Vespa. Pieno, come sempre, di spigolature illuminanti del mondo che meglio conosce il conduttore di Porta a porta: la politica. E tra i protagonisti del suo nuovo «parto editoriale» (La grande tempesta, Mondadori) non poteva mancare Silvio Berlusconi, che a dispetto dell'anagrafe è riuscito a ritagliarsi un ruolo da protagonista anche in questa stagione politica, dando un sostanzioso contributo al successo del centrodestra.
Nel libro, in uscita il prossimo 4 novembre, Vespa offre retroscena e dettagli significativi della nascita del governo Meloni. E raccoglie dello stesso Berlusconi alcune considerazioni sul futuro dell'esecutivo. A iniziare dalle capacità della Meloni. «Nessun disagio - racconta il leader azzurro - Era logico e naturale che Giorgia Meloni andasse a Palazzo Chigi il leader del partito che ha ottenuto più voti di quelli di Forza Italia e della Lega. D'altra parte avevo già detto più volte che aveva tutti i requisiti per guidare il governo». È così che Berlusconi risponde a Vespa che gli chiede cosa abbia provato nel vedere che il centrodestra dopo 28 anni ha un nuovo leader. Vespa lo interroga anche sulle ragioni del successo della leader di Fratelli d'Italia. «Ha successo perché rappresenta il nuovo - spiega Berlusconi - ed è stata molto brava nelle sue apparizioni televisive». L'ex premier è convinto che la riduzione delle imposte sia la strada giusta per ridare fiato all'economia del Paese. «Restai colpito quando Ronald Reagan invertì i numeri dell'aliquota più alta - ricorda il presidente azzurro -, portandola dal 72% al 27%. Alla fine del suo mandato, le entrate per il gettito fiscale erano raddoppiate!»
Altro tema caldo è quello della giustizia e Vespa torna sulla questione della scelta del nuovo ministro. «Carlo Nordio è uno straordinario professionista - ribatte Berlusconi - Condivido le sue posizioni sulla riforma della giustizia. La priorità assoluta è la riduzione della durata dei processi». Il leader azzurro poi smentisce l'esistenza di un «caso Ronzulli». Berlusconi aggiunge che quando non votò per La Russa il gruppo parlamentare al Senato era deluso perché Forza Italia non aveva avuto la presidenza di una Camera. «Anche il no al ministro della Giustizia ci ha deluso», dice a Vespa che lo incalza: «Non ha sbagliato a dare per scontata l'assegnazione alla Casellati della Giustizia quando così non era?» «Ci è stato chiesto - ribatte Berlusconi -, quali sarebbero stati i nostri ministri e noi abbiamo risposto: Tajani agli Esteri, Casellati alla Giustizia e Bernini all'Università. Poi si è parlato dei ministri senza portafoglio. E io ero certo che ci fosse l'accordo».
C'è spazio anche per un retroscena sull'audio rubato durante una riunione con i deputati azzurri. Sulle venti bottiglie di vodka e di lambrusco, Berlusconi ricorda che dopo aver raccontato ai suoi deputati delle lettere di auguri, uno di loro gli chiese: «E vi siete fatti anche dei regali?» E lui sorridendo rispose divertito: «Sì certo, venti bottiglie di vodka e venti di lambrusco. Ma tutti avevano capito che scherzavo».
Sulla pace in Ucraina Berlusconi offre una nuova prospettiva. «Forse - spiega -: solo se a un certo punto l'Ucraina capisse di non poter più contare sulle armi e sugli aiuti e se, invece, l'Occidente promettesse di fornirle centinaia di miliardi di dollari per la ricostruzione delle sue città devastate dalla guerra. In questo caso Zelensky, forse, potrebbe accettare di sedersi al tavolo per una trattativa».
«Non possiamo che essere con l'Occidente nella difesa dei diritti di un Paese libero
e democratico come l'Ucraina» ribadisce con convinzione Berlusconi, ricordando che un Piano Marshall con ingenti finanziamenti per la ricostruzione del Paese ucraino potrebbe essere ora più produttivo dell'invio di armi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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