Roma - Tra Berlusconi e Salvini ormai è gelo. Il Cavaliere, per il momento, non ha alcuna intenzione di ricucire con lo storico alleato di cui, se passasse una legge elettorale sostanzialmente proporzionale, non avrebbe più bisogno. Il leader del Carroccio, dal canto suo, non rinuncia a rimarcare l'attuale siderale distanza con l'ex premier. «Oggi siamo lontanissimi», ammette papale; e poi mostra i muscoli utilizzando i soliti toni ultimativi: o si fa come dico io su Europa, euro, immigrati o addio alleanza. In realtà Salvini non è così forte come è solito dipingersi. Anche in via Bellerio, su tavolo, ci sono sondaggi che non sorridono troppo al Carroccio. Salvini, già a Pontida, aveva lanciato il progetto di Lega Italia. Poi, i primi di novembre a Bologna, s'era autoproclamato candidato premier di tutto il centrodestra seguendo una visione nazionale e nazionalistica. Peccato che le intenzioni di voto confermino che il suo movimento, soprattutto al Sud, ha percentuali poco sopra il prefisso telefonico. Sotto il due per cento nelle popolose Calabria, Puglia, Campania. Male nel Lazio (sotto il 3 per cento). Poco sopra il 3 per cento in Sicilia e Sardegna. Fonti leghiste minimizzano: le domande sono fuorvianti perché chiedono «Voterebbe la Lega Nord?» e non «Voterebbe un nuovo soggetto politico guidato da Salvini». Sta di fatto che il botto al Sud, Salvini, ancora non lo fa. Al Nord, invece, la Lega pesa un ragguardevole 12,5/13,5%: tanto ma non sufficiente per vincere. Risultato: Salvini è a un bivio. Il dilemma è se dire addio definitivamente al progetto della Lega Italia o se invece continuare su una strada che per adesso appare impervia. Non va dimenticato, poi, che una parte della base leghista manifesta il proprio mal di stomaco ogniqualvolta il leader cita il Meridione. Sono gli ortodossi che si sentono orfani delle antiche battaglie all'Alberto da Giussano.
Il «che fare?» dipende però anche dal tipo di legge elettorale che questo Parlamento sarà in grado di partorire. Se davvero si tornerà al proporzionale, seppur corretto in qualche modo, Salvini è pronto a sacrificare tutto: sia l'alleanza con Berlusconi sia il progetto nazionale. Se viceversa si arriverà a un sistema elettorale sostanzialmente maggioritario, il leader del Carroccio è pronto a ri-varcare i cancelli di Arcore e a proseguire la sua marcia in direzione Sud. Anche tra i leghisti, quindi, c'è attesa e nessuno se la sente di sbilanciarsi sulle prossime mosse del capo. Il quale, nonostante mostri i muscoli, sa far di conto. Ecco perché, quando parla di elezioni amministrative, si mostra molto più mansueto nei confronti degli alleati azzurri. Anche lui ha bisogno dei voti forzisti per vincere in primavera dove si vota in importanti città del Nord come Alessandria, Asti, Cuneo, Gorizia, La Spezia, Lodi, Monza, Padova, Parma, Piacenza e Verona.
Il Cavaliere accetta i patti con gli alleati storici per la conquista dei molti comuni che andranno al voto in primavera ma la sua testa è più rivolta alle elezioni politiche.
E un dato su tutti lo preoccupa: il fatto che i 5 Stelle, nonostante tutte le recenti polemiche e il sostanziale flop del sindaco Raggi, reggano nei sondaggi. Un motivo in più per sostenere il proporzionale e favorire una sorta di patto contro i populismi. Di destra e di sinistra.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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