Berlusconi nega l'inciucio "Noi siamo responsabili ma nessun aiuto a Conte"

Il leader Fi: "Alcuni magistrati sono flagello per la democrazia". Il nodo infrastrutture

Berlusconi nega l'inciucio "Noi siamo responsabili ma nessun aiuto a Conte"

Il centrodestra si prepara unito all'incontro con il premier Giuseppe Conte e si ricompatta nell'attacco al governo «isterico» soprattutto sulle infrastrutture, dal Mose alla Tav alla Tap alle Autostrade. «Il decreto semplificazioni - dice Silvio Berlusconi- è disorganico e insufficiente, non affronta nessuno dei grandi nodi che avevamo indicato. Non c'è lo choc di cui l'Italia ha bisogno. Lo realizzeremo noi quando torneremo al governo: credo accadrà presto, perché le contraddizioni sempre più evidenti di questa maggioranza rischiano di portarci già nei prossimi mesi alle elezioni».

In un'intervista a Milano Finanza, il leader parla anche di giustizia: «Purtroppo i fatti si incaricano di dimostrare quello che vado denunciando da molti anni: alcuni settori della magistratura, utilizzano la giustizia per fini ideologici e di potere, come strumento di lotta politica e di tutela di carriere poco trasparenti. Questo è un flagello prima di tutto per gli stessi magistrati perbene e poi per tutti i cittadini... È in discussione la stessa rappresentanza democratica». Stoccata a De Benedetti: «Non lo considero un mio antagonista. Il suo profilo non lo ritengo paragonabile al mio».

Ad Arcore il leader di Forza Italia partecipa alla videoconferenza sul Piano Casa, con i responsabili delle categorie interessate, costruttori, architetti, ingegneri, agenti immobiliari, geometri, focalizzata su Piemonte e Valle D'Aosta. Al ciclo di incontri sulle varie regioni anche stavolta intervengono il vicepresidente Antonio Tajani, le capigruppo Mariastella Gelmini e Anna Maria Bernini, il coordinatore piemontese Paolo Zangrillo, Sestino Giacomoni e Giorgio Mulé. «Se si vuole rilanciare l'economia - spiega Berlusconi -non si può prescindere dalle costruzioni. Per la ripresa servono un grande Piano casa e un grande Piano infrastrutture. Per l'edilizia privata è necessario passare dalle autorizzazioni preventive ai controlli ex-post, per l'edilizia pubblica bisogna cambiare il codice degli appalti sostituendo le norme attuali con quelle che hanno consentito la realizzazione del ponte a Genova».

Sulle divisioni nel governo su autostrade gli azzurri insistono molto. «Non bisogna fare annunci che poi non si mantengono - dice Tajani a Radio Uno - Non mi pare che questo governo sappia risolvere i problemi. Sanno solo litigare». Per la Bernini, «l'ultimatum del governo ad Aspi e Atlantia perché presentino una proposta soddisfacente, altrimenti scatterà la revoca, è l'ennesimo capitolo di una tragedia trasformata in farsa. Troppa confusione, prima di tutto andrebbe revocato il governo».

Dopo le telefonate tra i tre leader, Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Berlusconi sembrano superati i sospetti nati dalla disponibilità di Fi a votare con la maggioranza sul Mes, tanto più dopo l'apertura di Romano Prodi. «Non sosterremo mai il governo Conte. Non andiamo al governo con la sinistra. Siamo all'opposizione, ma a disposizione del Paese con le nostre proposte per far ripartire l'Italia», ribadisce Tajani. Il Cavaliere giura: «Fi è in prima linea nel chiedere di restituire la parola agli italiani». E la Gelmini sgombra il campo da illazioni sul successore di Mattarella. «Prodi non lo abbiamo votato per il Quirinale 7 anni fa, non lo faremo neanche fra 2 anni. Il governo imploderà per le sue contraddizioni e noi non gli forniremo aiuto». Insomma, nessuna «maggioranza Ursula» all'orizzonte.

Come Salvini, la leader di Fdi si è detta sicura che gli azzurri non entreranno certo in maggioranza e rimarca: «La posizione di Fi sul Mes - dice la Meloni- crea una spaccatura nel centrodestra, ma il problema enorme è nella maggioranza».

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