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Berlusconi: no Draghi al Colle. E Fi ora tratta in autonomia. Quella caccia ai franchi tiratori

Il Cavaliere non nasconde la sua preferenza per Casini come soluzione bipartisan. Dubbi su un tecnico anche al Colle

Berlusconi: no Draghi al Colle. E Fi ora tratta in autonomia. Quella caccia ai franchi tiratori

Sipario, cambio di scena e avanti un altro. Dopo una giornata ricca di scontri, tensioni, veleni e recriminazioni, Matteo Salvini incontra Enrico Letta e Giuseppe Conte, e con una dichiarazione ribalta tutto, regalando un colpo a sorpresa serale.

«Sto lavorando perché ci sia un presidente donna» annuncia «una donna in gamba, non faccio nomi né cognomi». «Belloni? Qualunque nome abbia fatto aveva un no a priori, perché se lo dice Salvini allora non va bene».

L'affondo fa il paio con le aperture di Conte - «ho l'impressione che ci sia la sensibilità di Salvini e di tutto il parlamento per una presidente donna». E anche dal Pd arrivano segnali, seppur confusi, di apprezzamento. Sul nome si oscilla tra Elisabetta Belloni e Marta Cartabia. Si tratta però di figure tecniche che dovrebbero relazionarsi con un altro tecnico come Mario Draghi, (nel caso della Belloni entrambi ex studenti del Liceo Massimo di Roma). Una «espulsione» della politica che Forza Italia mostra di non gradire facendo trapelare forti perplessità. Al punto da annunciare, in una nota, che «allo scopo di favorire una rapida e il più possibile condivisa elezione del Presidente della Repubblica da questo momento in poi Fi discuterà e tratterà autonomamente con le altre forze politiche».

In ogni caso la grande ricerca si arricchisce di nomi diversi rispetto a quelli delle ultime ore. C'è chi racconta che nei ragionamenti del centrodestra sia entrato anche lo spettro di una forzatura al contrario, ovvero il rischio che Draghi potesse diventare il candidato di una coalizione giallorossa allargata ai centristi, con la promessa di un esecutivo incaricato di una revisione in senso proporzionale della legge elettorale.

A questo punto la giornata di oggi potrebbe archiviare velocemente quello che soprattutto per il centrodestra è stato un giorno difficile e segnato da tensioni. Sì, perché il primo tentativo muscolare di forzare la mano sul nome di Elisabetta Casellati si infrange sul muro di una settantina di franchi tiratori. Inutili i tentativi di controllare il voto con Forza Italia chiamata a scrivere Elisabetta Casellati, la Lega soltanto Casellati, Coraggio Italia Alberti Casellati e Fratelli d'Italia Elisabetta Alberti Casellati. Il nome evidentemente non viene ritenuto in grado di poter garantire la tenuta della legislatura. I voti mancanti sarebbero da ricercare dentro Forza Italia, Fratelli d'Italia (su cui peraltro il Pd fa un tentativo di pressione), Coraggio Italia e Cambiamo. C'è chi racconta che all'osteria il Sostegno di Roma giovedì sera alcuni Grandi Elettori centristi, tra cui Paolo Romani, Mariarosaria Rossi e Gaetano Quagliarello non avrebbero nascosto le loro perplessità verso la scelta della Casellati, preannunciando la dissociazione. Addirittura alcuni rappresentanti dei vari schieramenti del centrodestra avrebbero lavorato di matita e di gomma per allontanare da loro i sospetti, fotografando il nome per poi cancellarlo e sovrascriverlo. Alla fine la Lega rivendica la propria compattezza, Giorgia Meloni definisce FdI partito granitico e punta il dito contro chi ha lavorato contro la storica elezione di una donna di centrodestra.

Silvio Berlusconi, invece, segue dal San Raffaele l'esito del voto, riceve la visita del fratello Paolo, ribadisce di non poter dare il suo via libera a Draghi al Colle e non nasconde la sua preferenza per Pier Ferdinando Casini. Una soluzione che potrebbe rappresentare il punto di caduta bipartisan con cui chiudere il grande braccio di ferro quirinalizio.

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