Berlusconi: "Non è morta la giustizia politicizzata"

Il leader azzurro torna a parlare della guerra. "Come capo di Stato sarei andato da Putin"

Berlusconi: "Non è morta la giustizia politicizzata"

«Questi arresti di candidati un giorno o due prima delle elezioni, potevano anche aspettare due giorni dopo, questa è sempre la storia della giustizia politicizzata che non è morta». All'uscita del seggio elettorale di via Ruffini, dove verso le 9.30 di ieri mattina si è recato in compagnia della senatrice Licia Ronzulli, Silvio Berlusconi ha commentato l'ultima notizia di cronaca legata al voto in Sicilia. Venerdì e sabato scorso due candidati (di Forza Italia e Fratelli d'Italia) sono stati arrestati. La tempistica allarma il Cavaliere che aveva convintamente appoggiato i referendum per spingere la riforma della giustizia.

Salutato all'uscita del seggio da un gruppo di giovani militanti e dalla responsabile cittadina di Forza Italia, Cristina Rossello, Berlusconi ha voluto parlare con loro non soltanto di giustizia ma anche della guerra in Russia e della crisi economica. E dai tavolini di un bar a poche decine di metri dal Cenacolo leonardesco. È l'occasione per una aperta critica alla magistratura proprio per quegli arresti. «I soliti attacchi contro di noi. Questa è sempre la storia della giustizia politicizzata che non è morta». Berlusconi ha anche difeso il progetto di viaggio di Matteo Salvini a Mosca e pure le modalità di prenotazione dei voli aerei, gestita e saldata in rubli (poi rimborsata dalla Lega) dall'ambasciata russa a Roma. «L'ambasciata russa era intervenuta perché con Aeroflot c'erano somme in più da pagare» - afferma il Cavaliere -. Comunque quando Salvini lo ha saputo ha restituito i soldi. Quindi, il caso non esiste. Mi sembra che sia una polemica del tutto inutile e senza senso».

Il leader azzurro parla anche dei suoi rapporti anche con il presidente russo Vladimir Putin. Rapporti, dice, «un tempo buoni» anche se poi ammette «è tanto che non lo sento». «Eravamo molto amici, ho fatto due telefonate all'inizio di questa operazione e non ho avuto risposte - dice -, dopo questo mi sono astenuto da ulteriori tentativi». Ma l'ex premier si è detto convito di un fatto: «Se fossi stato io il Presidente della Repubblica avrei convinto Putin» a non attaccare l'Ucraina. «Se io fossi stato eletto presidente della Repubblica avrei potuto andare da Putin - spiega il leader azzurro - e ripetere quello che ho fatto nel 2008, quando sono stato al telefono una settimana e sono riuscito a fermare l'invasione in Georgia». Stesso tentativo, racconta ancora ai giovani militanti azzurri, «l'ho fatto nei primi giorni dell'attacco russo all'Ucraina. Ma Putin non ha mai risposto alle mie telefonate».

Berlusconi poi torna sul tema della giustizia. «Mi hanno buttato fuori dalla politica italiana per molti anni», lamenta poi con esplicito riferimento alla decadenza da senatore per la legge Severino di cui oggi si vota per l'abrogazione». «D'altronde - ricorda - c'è già una legge che vieta a chi è stato condannato per certi reati di fare politica in tutti i modi». Secondo l'ex premier, i cinque referendum sulla giustizia potevano essere l'occasione «per fare un passo avanti verso una giustizia giusta» ma «sono stati boicottati con il voto in un giorno solo e con il silenzio assoluto su molti giornali e sulla televisione di Stato».

In Italia «siamo dei masochisti - conclude -. C'è la volontà di mantenere le cose come stanno». Nel giorno dell'election day Berlusconi conferma il suo sempre crescente impegno diretto, anche in tv, in vista delle elezioni politiche del prossimo anno.

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