Berlusconi su Craxi: "Patria ingrata lo costrinse a morire in esilio"

Silvio Berlusconi elogia la figura di Bettino Craxi, ponendo un focus sui successi nazionali e internazionali di quell'epoca. Ma il leader di Fi non dimentica il trattamento subito dall'esponente del Psi

Berlusconi su Craxi: "Patria ingrata lo costrinse a morire in esilio"

Silvio Berlusconi commenta la figura di Bettino Craxi al Tg2, che ha previsto uno speciale sullo storico esponente del Psi. Un documentario che andrà in onda nella serata odierna. Il leader di Forza Italia, all'interno della trasmissione, dà un giudizio netto: "Bettino Craxi - premette - era capace di una lealtà personale disarmante". L'ultimo film di Gianni Amelio, ossia Hammamet, che è nelle sale italiane in questi giorni, sta contribuendo ad alimentare le rivisitazioni, politologiche e non, su una delle figure più rilevanti della seconda repubblica.

Ma Silvio Berlusconi ha avuto modo di conoscere Bettino Craxi, prescindendo pure dal dato squisitamente politico. Il fondatore della coalizione di centrodestra ha ricordato l'amiciza reciproca che ha accompagnato entrambi nel corso delle loro esistenze: "Posso testimoniare - ha specificato, come riportato anche dall'Adnkronos - che poche altre volte nella vita ho avuto la fortuna di un'amicizia sincera e disinteressata come la sua". E fin qui il racconto è di carattere personale. Ma la disamina in oggetto non si limita solo a questi aspetti.

Anzi, Berlusconi rincara la dose, ricordando il trattamento cui il primo leader di un esecutivo italiano iscritto ai socialisti venne sottoposto da quelli che oggi si chiamerebbero media mainstream: "Era esattamente il contrario di come lo ha dipinto la stampa prevalente", ha specificato il Cavaliere, magari riferendosi agli anni di Tangentopoli. Da un punto di vista istituzionale, poi, per Berlusconi non esistono dubbi di sorta: "Insieme ad Alcide De Gasperi, Bettino Craxi fu l'unico uomo politico italiano del Dopoguerra a meritare di essere definito uno statista". Un paragone importante, proveniente dall'uomo che ha guidato il governo più duraturo della storia d'Italia. Craxi, nella disamina di Berlusconi, diviene così un ponte tra due fasi centrali della storia politica del Belpaese: "Proprio lui che è considerato un emblema della Prima Repubblica, in realtà - ha specificato il parlamentare europeo di Fi - ne vide in anticipo la fine. Il suo fu un appassionato, orgoglioso tentativo di superare la democrazia bloccata, di modernizzare le istituzioni, di spezzare la logica perversa del compromesso storico, di creare una sinistra moderna lontana dall'ideologia comunista".

Bettino Craxi fu dunque riformatore. al quale tuttavia non venne concessa una libertà di manovra tangibile. E infatti Berlusconi rammenta come la spinta al cambiamento di matrice craxiana venne frenata: "Se glielo avessero fatto fare, - ha dichiarato in relazione alle innovazioni che Craxi avrebbe voluto apportare - l'Italia sarebbe un Paese assai migliore". Ma è la visione geopolitica di Craxi nel suo complesso ad essere rivalutata di questi tempi.

Berlusconi ha ricordato i successi che Craxi riuscì a conseguire sia nel campo delle politiche interne sia da un punto di vista geopolitico: "Per la prima volta nel Dopoguerra. l'Italia con Craxi ebbe una sua politica estera, alleata senza esitazioni con l'Occidente, ma attenta ai nostri interessi nazionali e capace di cogliere quello che stava accadendo nel mondo". Il placet, quindi, è alla strategia nel suo insieme, per quanto il presidente di Fi abbia aggiunto come, al fine di un giudizio che rimane positivo, non sia necessario "condividere tutte le sue scelte di politica internazionale" .

La chiusura dell'intervento, infine, è dedicata agli ultimi anni di vita di Bettino Craxi. Quelli passati ad Hammamet.

Berlusconi, che pone un accento su come l'uomo che ha guidato il governo del Belpaese tra l'83' e l'87' avesse sempre a mente l'interesse nazionale, rimarca infine come l'Italia fu, per l'esponente socialista, la "Patria che amò visceralmente", ma anche la stessa che "ingrata, lo costrinse a morire in esilio".

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